"Mio figlio non avrebbe mai partecipato a un gioco così assurdo, non avrebbe rischiato la vita alla roulette russa. Lui lavorava da quando aveva tredici anni per costruirsi una vita, amava la sua vita. Voleva aprire una pizzeria sua, voleva sposarsi, avere dei figli. Chi lo ha ucciso deve pagare". Lo dice la madre di Marco Mongillo, il diciannovenne ammazzato con un colpo di pistola alla testa in un appartamento del rione Santa Rosalia.
"Marco la vita se la faticava e non l'avrebbe sprecata così", dice ancora la donna al Mattino. "io non credo assolutamente alla versione dell'assassino di mio figlio, alla storia del gioco finito in tragedia. Mio figlio non era tipo da farsi coinvolgere in un gioco senza senso. Era un ragazzo prudente", aggiunge.
"E poi non fumava, non beveva, non si drogava. Non avrebbe mai corso il rischio di farsi puntare una pistola addosso. E poi si può fare la roulette russa con una pistola automatica? Io credo di no. È impossibile".
"No, mio figlio è stato ucciso a sangue freddo. Il ragazzo che ha sparato si è costituito e ha parlato di un gioco. Lui si difende e dà la sua versione, ma mio figlio non è morto per gioco, per mio figlio la porta di casa non si aprirà più: è morto per la follia di uno schizzato", conclude.