Vittorio Sgarbi aveva annunciato sui social che si sarebbe recato al Museo del Louvre di Parigi per farsi restituire la Gioconda di Leonardo da Vinci e la prima parte della sua missione è stata compiuta.
Come dice lui stesso ai microfoni di Tgcom24, "sono appena rientrato dalla Francia e sono riuscito nel mio obiettivo più importante, quello di fare una verifica del sentimento patriottico nazionale. È strano che questa opera rappresenti l'Italia almeno come una squadra di calcio. Tolta la Monnalisa a cui tutti danno con un alto significato simbolico, il calcio conta infatti, di più per gli italiani".
I dettagli della missione d'Oltrealpe li ha raccontati Sgarbi stesso sulla propria pagina Facebook, nonostante l'imprevisto che ha funestato il suo ritorno a Roma e ritardato il reportage: "Sono inciampato per strada e ho picchiato la faccia sotto l'occhio sinistro", ha spiegato, proprio mentre usciva da casa con un voluminoso libro sotto braccio. Adesso ha ancora in volto i lividi e una pesante borsa del ghiaccio, ma non è per questo ko: come spiega sul social network l'ex sottosegratario e sindaco, la missione era parte di una campagna promozionale per una casa automobilistica francese.
Pensava di presentarsi al Louvre e che la direzione del museo le avrebbe consegnato la Gioconda su due piedi, senza battere ciglio?
"Chiaramente no. L'unica via percorribile era quella di proporre al Louvre uno scambio, un prestito con un altro capolavoro italiano per una mostra. Ai francesi chiaramente potrebbe interessante ma non c'è certezza che la politica nostrana capisca il valore di una simile operazione".
Quali sono le cose che tutti gli italiani dovrebbero sapere sulla Gioconda?
"In pochi sanno che l'opera non è mai stata in Italia ma che è stata portata da Leonardo a Parigi e quindi è patrimonio dei francesi in modo del tutto legittimo".
Dove esporrebbe l'opera se tornasse in Italia anche solo temporaneamente?
"La Gioconda io la vedrei agli Uffizi di Firenze oppure al Museo Nazionale di Urbino, in ogni caso in una location tradizionale".
Cosa pensa del ministro della cultura Dario Franceschini e come giudica le sue azioni per rilanciare i musei italiani?
"Abbastanza bene, anche se sta agendo in maniera un po' astratta. Certo sulla scelta di trovare dei direttori stranieri per alcuni grandi musei non sono del tutto d'accordo: sono direttori simpatici, non necessariamente più bravi degli altri. Non sarebbe stata una cattiva idea trovare dei direttori italiani".
Quali sarebbero le sue priorità se fosse ministro al posto di Franceschini?
"Ci sono mille cose che farei: dal rilancio del Porto vecchio di Trieste, un'area meravigliosa da valorizzare, al recupero del centro storico di Cosenza di cui mi sto occupando, uno dei siti storici più grandi del Sud".