Nell'ultimo periodo si è assistito ad un'inversione di tendenza rispetto agli anni della crisi. Il maggiore contributo al Pil è giunto dalla crescita della domanda interna, mentre calavano le esportazioni a causa del rallentamento del commercio mondiale, trend che ha interessato l'Italia e l'Europa in generale. Una tendenza che si è mostrata anche nell'andamento dei consumi.
Nel 2015, riferisce l'Istat, la spesa media mensile familiare in valori correnti è stata pari a 2.499,37 euro (+0,4% rispetto al 2014, +1,1% nei confronti del 2013), mostrando timidi segnali di ripresa in un quadro macroeconomico caratterizzato dal lieve aumento, per il terzo anno consecutivo, del reddito disponibile delle famiglie, dalla stabilità della loro propensione al risparmio e dal primo anno di ripresa del Pil dopo tre di recessione.
Gli anni della crisi, tuttavia, hanno lasciato strascichi non indifferenti. E gli ultimi eventi stanno mettendo a dura prova la ripresa in atto. Il clima di fiducia delle imprese e dei consumatori è risultato in diminuzione a giugno al punto che, ancora l'Istat (stavolta nella sua ultima nota mensile), ha notato come i segnali meno favorevoli provenienti da consumi e fiducia prospettino un'ulteriore discesa, un rallentamento nel ritmo di crescita dell'attività economica nel breve termine.
Secondo un recente studio Confesercenti-Swg un italiano su due si dice più insicuro rispetto ad un anno fa. Le famiglie, dice lo studio, hanno perso 2.100 euro ciascuna negli anni 2007-2013. Una minore disponibilità del reddito e un più difficile accesso al mercato del lavoro le hanno rese più vulnerabili e il crollo del potere d'acquisto ha ridotto la spesa media che si è attestata a 2.489 euro nel 2014, 160 euro in meno al mese rispetto al periodo pre-crisi.
Ad ogni modo nel 2015 una risalita c'è stata. Al netto del costo dell'abitazione, infatti, la spesa media familiare è stata pari a 1.910 euro, in aumento dello 0,7% sul 2014 e dell'1,9% sul 2013. Il livello medio della spesa alimentare è pari a 441,50 euro al mese (436,06 euro nel 2014, +1,2%). Pur cambiando le abitudini a causa della minore disponibilità economica, alcune tipologie di consumo tornano in positivo. Ad esempio, lo scorso anno, si è arrestata la diminuzione della spesa per carni.