Tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900, il Divisionismo svolge un ruolo fondamentale nel rinnovamento della pittura italiana, trovando il suo naturale proseguo nell’avanguardia Futurista. È nel confronto tra questidue momenti che mette radici la pittura moderna in Italia. E filo conduttore di questo rinnovamento è la ricerca sulla luce e sul colore o, per dirla con le parole di Segantini, “Quel misterioso divisionismo dei colori che voi vedete nell’opera mia, non è che naturale ricerca della luce”.
Basati sulle moderne ricerche scientifiche e poco rispettosi delle regole accademiche, i lavori dei divisionisti suscitarono un vivace dibattito alla Triennale di Brera del 1891, distinguendosiper l’uso di una tecnica con pennellate filamentose e toni scomposti, per il potere espressivo della luce, ma anche per i soggetti tutti contemporanei: dalle questioni sociali – in un’Italia da poco unita e ancora in cerca di una propria identità culturale – alle tematiche politiche passando per il mondo operaio.
Centro geografico è Milano con il suo vivace ambiente culturale e con un mercante-critico (ma anche pittore) che li appoggia, Vittore Grubicy de Dragon, che per primo aveva portato in Italia anche le testimonianze del Pointillisme francese. Con i cugini d’oltralpe i divisionisti condividono l’utilizzo dei colori puri applicati direttamente sulla tela a piccoli tocchi, ma con la differenza che per gli italiani la tecnica è solo un mezzo e non un fine.
Anche il Futurismo ha il suo centro propulsore a Milano, da dove Marinettii lancia il suo rivoluzionario Manifesto (uscito sulla prima pagina de “Le Figaro” nel febbraio 1909) e dove trova alcuni artisti pronti a rispondere all’appello di “cantare le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa […] le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne”. Boccioni, Balla, Carrà, Russolo e Severini un anno dopo firmano il Manifesto tecnico della pittura futurista, in cui proclamano che “non può sussistere pittura senza Divisionismo”, sottolineandoapertamente la loro inevitabile filiazione.
La scomposizione della luce e della forma, una vocazione alla rappresentazione del movimento e della velocità della vita moderna proiettano l’arte italiana nel cuore del coevo dibattito artistico europeo. È su questo aspetto che fa il punto la mostra del Mart. Dopo il grande successo riscosso alla Fondazione MAPFRE di Madrid, l’esposizione approda ora a Roveretocon oltre 80 opere, divise in sei sezioni, capolavori dei più importanti protagonisti di questo rinnovamento: da Balla a Boccioni, da Carrà a Pellizza da Volpedo, da Previati a Segantini, a Severini.
I PITTORI DELLA LUCE DAL DIVISIONISMO AL FUTURISMO
Mart, Rovereto
25 giugno - 9 ottobre 2016