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Inchiesta Roma, un'indagata: "Il padre di Alfano mi mandò 80 curriculum". Il ministro: dimissioni escluse

Spunta un'altra intercettazione su presunte pressioni per assunzioni alle Poste. Il leader di Ncd: "Barbarie illegale, mio padre è malato"

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Dopo il fratello, anche il padre. Il nome di Angelino Alfano spunta nuovamente all'interno dell'inchiesta "Labirinto". Il papà del ministro dell'Interno, stando a un'intercettazione, avrebbe fatto pressioni su una segretaria per delle assunzioni alle Poste inviando 80 curriculum accompagnati dalla frase: "Tu buttali dentro". Il leader di Ncd non ci sta e contrattacca: "Barbarie illegale, mio padre è malato". Ed esclude le dimissioni.

La rabbia di Alfano - "Oggi la barbarie arriva a farmi scoprire, dalle intercettazioni tra due segretarie, che un uomo di 80 anni, il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa che non lo rende pienamente autosufficiente, avrebbe fatto 'pressioni' presso le Poste per non so quale fantastiliardo di segnalazioni", commenta il ministro dell'Interno aggiungendo che è "indegno" dare credito a "due signore che parlano, anche insultandomi" e "non so chi siano".

Per il ministro dimissioni escluse - Non c'è alcun rilievo giudiziario, non ci sarà un "caso Lupi 2", e le dimissioni sono escluse. E' questo, secondo un deputato Ncd, il senso delle parole che il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha rivolto ai suoi nel corso di un incontro avvenuto a Montecitorio dopo il question time. "Le dimissioni non sono all'ordine del giorno. Questo è l'attacco finale al governo e a una classe dirigente dopo un'operazione di accreditamento dei 5 Stelle come classe dirigente", spiega Sergio Pizzolante dopo l'incontro.

Il titolare del Viminale ha incontrato per diversi minuti i suoi deputati parlando, tra gli altri, con Antonio Bosco, Dore Misuraca, Paolo Alli, Sergio Pizzolante. Un incontro informale in cui è stato fatto il punto della situazione alla luce delle intercettazioni. "Non c'è alcun rilievo giudiziario. Per questo, giustamente, le dimissioni non sono neanche prese in considerazione", spiega uno dei presenti all'incontro che osserva: "qui non stiamo parlando del destino personale di Alfano, ma della tenuta complessiva del governo. Cosa significherebbe per l'Italia rinunciare ora a un ministro dell'Interno?".

Le "solide entrature" di Raffaele Pizza - Per favorire "l'illecito accaparramento di commesse pubbliche" la cricca su cui indaga la procura di Roma si sarebbe avvalsa soprattutto delle "solide entrature" di Raffaele Pizza, il faccendiere fratello dell'ex sottosegretario Giuseppe, "in ambienti politico-istituzionali e con soggetti apicali di enti e società pubbliche, come Inps, Inail, Poste Italiane, Consip, Ministero della Giustizia, Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca ed Enel".

E' proprio Raffaele Pizza, secondo le intercettazioni diffuse dal Corriere della Sera, a sostenere di aver facilitato, grazie alle sue conoscenze, l'assunzione del fratello del ministro Alfano alle Poste. Ed è sempre il faccendiere, parlando con il collaboratore del Viminale, che assicura che provvederà a dare i 10mila euro di differenza tra lo stipendio effettivo di Alessandro Alfano e quello massimo previsto per il suo ruolo.

Le mani della cricca sul software delle Procure - Gli atti d'inchiesta comprendono un capitolo ancora "aperto" sul Tiap, il cosiddetto "software delle Procure". La figura chiave in tale contesto è sempre quella di Raffaele Pizza, "promotore di attività di lobbying" in quanto "interessato - scrivono gli inquirenti - a veicolare all'interno della pubblica amministrazione soggetti interessati alla gestione del sistema di Trattamento informatizzato atti processuali". Dalle intercettazioni spuntano inoltre riferimenti a decine di altri nomi, tra cui quelli di Roberto Rao (consigliere economico del ministro della Giustizia), Gianni Di Pietro (ex deputato del Pd), Massimo Sarmi (ex a.d. di Poste Italiane), Giovanni Legnini (vicepresidente del Csm) e Marco Carrai (finanziere e uomo fidato di Matteo Renzi).

La segretaria: "Il padre di Alfano mi ha mandato 80 curricula" - Ecco l'intercettazione in cui si fa il nome del padre di Alfano. Parlando del leader dell'Ncd, una delle indagate dice: "La sera prima mi ha chiamato suo padre, mi ha mandato ottanta curricula, ottanta, dicendomi non ti preoccupare, tu buttali dentro".

A colloquio sono Marzia Capaccio, segretaria del faccendiere Pizza, e un'altra persona, Elisabetta C..

Capaccio: "io ti ho spiegato cosa ci ha fatto a noi Angelino...".
Elisabetta: "e...lo so...lo so...lo so...".
Capaccio: "cioè noi gli abbiamo sistemato la famiglia...questo doveva fare una cosa....la sera prima...mi ha chiamato suo padre...mi ha mandato ottanta curricula... ottanta....".
Elisabetta: "aiuto....aiuto...".
Capaccio: "ottanta.... e dicendomi...non ti preoccupare....tu buttali dentro...la situazione la gestiamo noi...e il fratello comunque è un funzionario di Poste....anzi è un amministratore delegato di Poste...".
Elisabetta: "si..si..lo so..lo so...".
Capaccio: "e questo è un danno che ha fatto il mio capo (ndr. Pizza)...io lo sputerei in faccia solo per questo...".
Elisabetta: "vabbè...tanto ce ne sono tanti Marzia...è inutile dirsi...questo è il sistema purtroppo...".
Capaccio: "sì ma io l'avevo già capito che questo guardava solo ai cazzi suoi...glielo avevo già detto...io a differenza tua non mi faccio coinvolgere più di tanto, perché cerco di razionalizzare un attimo di più e di valutare le persone che ho davanti...cosa che il mio capo...purtroppo in alcune circostanze nonostante la sua esperienza non è in grado di fare...".

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