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Sterlina ai minimi: l'allarme della Banca d'Inghilterra

Preoccupano il deficit commerciale sulle importazioni e la situazione economica di famiglie e imprese

La Banca d’Inghilterra ha pubblicato il proprio rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria del Paese. A quanto emerge dal documento, sono bastate meno di due settimane dal referendum sulla Brexit perché gli indicatori cominciassero a registrarne gli effetti. Come si legge, "Alcuni rischi hanno iniziato a cristallizzarsi. Le prospettive attuali sulla stabilità finanziaria del Regno appaiono impegnative".

Il primo effetto della Brexit, praticamente immediato, è stato il crollo della sterlina che non accenna a riprendersi e anzi ha toccato oggi il minimo da oltre trent'anni: quota 1,3126 sul dollaro. Le azioni delle banche pure sono diminuite del 20%. Ma i rischi di cui parla la Banca d'Inghilterra sono ancora più diffusi: innanzitutto, la questione delle importazioni. Con l'uscita dal mercato unico, il Regno Unito si troverà probabilmente a pagare di più per i (molti) beni che acquista all'estero, e dovrà trovare un modo per finanziare questa spesa ulteriore. Poi ci sono il settore immobiliare, la cui prosperità è legata all'afflusso di capitali esteri, e l'indebitamento delle famiglie.

Per quanto riguarda l' economia reale, la crescita del Regno Unito è modesta e le previsioni non sono rosee. Per il Fondo Monetario Internazionale, il Pil britannico potrebbe ridursi di una percentuale tra l'1,5 e il 4,5% entro il 2019. Tutto questo, naturalmente, se l'uscita del Paese dall'Unione Europea dovesse davvero arrivare fino in fondo.

Gli analisti della Banca d'Inghilterra sanno che la Brexit, in concreto, non sarà immediata né prevedibile in tutti i suoi aspetti, che dipenderanno dai negoziati con le istituzioni europee: "Vi sarà un periodo di incertezza e aggiustamento a seguito del referendum. Mentre questo processo si svolge c'è da attendersi una certa volatilità economica e dei mercati".

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