"Se volete che io lasci non avete che da chiedere un Congresso e vincerlo: in bocca al lupo". Matteo Renzi parla così alla direzione del partito di cui è segretario, lanciando un guanto di sfida a quella minoranza interna che, dopo il flop alle amministrative, ha alzato la voce contro il premier. Spazio poi al referendum, definito "cruciale non per i destini di qualcuno ma per il futuro della credibilità della classe politica italiana".
Proprio l'esito negativo del voto è al centro della Direzione, già rimandata a causa dell'esito inaspettato del referendum sulla Brexit. C'è aria di resa dei conti all'interno del partito, con la minoranza sempre più agguerrita soprattutto dopo le sconfitte elettorali a Roma, a Napoli e a Torino. Ma Renzi mette subito le cose in chiaro: "Serve chiarezza al nostro interno. Se volete che io lasci, non avete che da chiedere un congresso e vincerlo: in bocca al lupo". E aggiunge: "Questo partito non è un partito personale, non è mio. E' scalabile. L'ho dimostrato io e lo dimostrerà chi verrà dopo di me".
Poi entra nel merito del flop alle elezioni: "Il Pd può anche discutere dei ballottaggi, ma deve avere la consapevolezza che il mondo si aspetta altro - dice il premier aprendo i lavori - Possiamo fare le discussioni che crediamo sui ballottaggi, quelli andati male e quelli andati bene... Ma c'è fuori un mondo che chiede al Pd se ha le idee chiare, se sappiamo offrire una via o ci limitiamo a rincorrere l'ordinaria amministrazione. Io scommetto sul fatto che il Pd possa essere protagonista e non comparsa".
La frecciata al Movimento 5 Stelle - C'è spazio anche per una frecciata, seppure implicita, al Movimento 5 stelle: "Sono pronto ad ascoltare, ma anche a difendere la dignità di questa comunità, l'unica in cui si discute in modo franco e per questo viene rappresentata in modo macchiettistico. Litigano tutti i partiti e quelli che lo sono in modo meno tradizionale lo fanno ancora di più, ma al chiuso delle stanze. Il punto è che loro fingono di essere una falange e appaiono come tali, mentre noi valorizziamo troppo spesso ciò che ci divide".
Ma non si tratta dell'unica frecciata ai 5 Stelle. Renzi critica duramente anche un cavallo di battaglia del Movimento: "Chi parla di reddito di cittadinanza sta dando un messaggio devastante. E' il principio che non funziona. Io non posso aver diritto a un stipendio solo perché sono cittadino: invece ho diritto a che ci si prenda cura di me, ad avere delle opportunità".
"Se vince il No non posso non prenderne atto" - Tornando al referendum di ottobre, Renzi rilancia il fronte del Sì: "Con il Sì si aprirebbe la più bella pagina di autoriforma di una classe politica in occidente. Altri stanno dicendo che in caso di sconfitta c'è la recessione (Confindustria, ndr), ma non è la mia linea. Io faccio il discorso in positivo".
Il premier conferma poi la volontà di dimettersi in caso di sconfitta: "C'è qualcuno tra voi che pensa sinceramente che, dopo che la legislatura è nata e ha fatto ciò che ha fatto, in caso di 'no' al referendum, il presidente del Consiglio, e io penso anche il Parlamento, non ne possa prendere atto?".
"Non ho paura di metterci la faccia" - "Chi ha paura faccia un altro mestiere, chi ha paura di confrontarsi con i cittadini vada a fare altro - ha detto ancora il presidente del Consiglio - Quelli che immaginano di cibarsi di veline e sondaggi che girano in Transatlantico sappiano che non abbiamo paura di metterci la faccia".
Bangladesh, "rispondere con i nostri valori" - Non solo politica interna. Renzi aprrofitta dell'occasione anche per parlare di quanto accaduto in Bangladesh, dove 9 italiani hanno perso la vita nell'assalto a un ristorante di Dacca. Il presidente del Consiglio parla di "grande emergenza educativa, non solo in Bangladesh" e mostra un video dell'imam di Brest che nel corso di una lezione a un gruppo di bambini dice che chi ascolta la musica ama il diavolo.
"I nostri valori vanno difesi e illustrati alla nuova generazione - dice il premier -. La musica è valore universale, di civiltà, di bellezza, ciascuno abbia la consapevolezza che la stagione che viviamo non si affronta scrivendo qualche tweet demagogico come risposta in un talk show ma facendo sì che i valori possano essere difesi fino in fondo".
"In Ue prima ridevano di noi, ora non più" - Spazio anche alla quesione Ue, soprattutto alla luce dell'esito del referendum sulla Brexit. "C'è stato un tempo in cui altri leader stranieri prendevano in giro l'Italia e ridevano del nostro Paese - dichiara il segretario del Pd -. Quel tempo è passato, ma il fatto che l'Italia sia tornata autorevole non può bastarci".
Ed ecco l'agenda e le aspettative del premier: "Nei prossimi 12 mesi l'Italia avrà una tripletta di occasione internazionali: il G7 di Taormina il 27 maggio; abbiamo poi ottenuto con un accordo di buonsenso che l'Italia faccia parte del Consiglio Sicurezza dell'Onu; il 25 marzo del 2017, sotto presidenza maltese, l'Ue verrà a Roma sul futuro dell'Europa nell'anniversario dei Trattati di Roma". Tre occasioni in cui l'Italia "porterà il suo approccio" in particolare sulla questione terrorismo: "Dobbiamo avere la forza di non abituarci al terrore. Ma insieme dobbiamo avere la forza di mantenere in vita quei valori che i terroristi vorrebbero disintegrare".
Quanto al futuro senza Gran Bretagna dell'Ue, Renzi aggiunge: "La Brexit è un clamoroso errore per il Regno Unito. Ma la Ue può cogliere questa occasione per scrivere un pagina nuova. Diciamo da tempo che l'Europa così com'è non va. E questa postura verso l'Europa è stata criticata in Parlamento anche da settori della maggioranza. Giornali dell'establishment dicevano che prendendo di petto l'Europa io avrei messo fine alla mia carriera politica. Ma abbiamo ottenuto la flessibilità".