Trepidazione e sguardo al cielo per astronomi e scienziati in attesa dell'esclusivo "rendezvous" della sonda con il gigante gassoso: nel giorno dell'indipendenza degli Stati Uniti, infatti, Juno, la sonda della Nasa, si inserisce in un'orbita polare attorno a Giove. Dopo cinque anni di viaggio è dunque pronta per iniziare la sua esplorazione e svelarne i segreti.
L'atteso evento promette "fuochi d'artificio" poiché quando entrerà nell'orbita di Giove (circa alle 5,35 del 5 luglio, ora italiana), la sonda sarà immersa nell'ambiente più ricco di radiazioni del Sistema Solare bersagliata dall'equivalente di 100 milioni di radiografie.
Il JOI, acronimo per Jupiter Orbit Insertion, sarà uno dei momenti più delicati e pericolosi per il veicolo. Per 35 minuti la sonda alimentata a energia solare accenderà infatti il suo motore principale portandosi in un'orbita polare, con un periodo di 11 giorni rispetto al pianeta gassoso.
Il nostro Paese partecipa con due degli strumenti a bordo: JIRAM (Jupiter InfraRed Auroral Mapper) per lo studio delle aurore e dell'atmosfera e KaT (Ka-Band Translator), progettato dall'Università Sapienza di Roma e realizzato dalla Thales Alenia Space Italia con il supporto dell'Agenzia spaziale italiana per gli studi gravitazionali.
JIRAM italiano di nascita è stato fornito dall'Agenzia spaziale italiana e sviluppato con il supporto scientifico dell'Istituto Nazionale di Astrofisica. Realizzato da Leonardo-Finmeccanica, lo strumento è una macchina fotografica in grado di produrre sia spettri che immagini e permette di misurare gli strati più esterni dell'atmosfera nonché di osservare il fenomeno delle aurore gioviane. Si tratta di una "una missione storica" secondo Roberto Battiston, presidente dell'Agenzia spaziale italiana, che vede ancora una volta Nasa e Asi insieme alla ricerca di informazioni fondamentali per spiegare le origini del sistema solare, e quindi anche la genesi della Terra.