Un grande e caloroso applauso ha salutato l'ingresso del feretro di Carlo Pedersoli, l'attore Bud Spencer, nella Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo a Roma, dove si sono svolti i funerali. Tra i primi ad arrivare, Terence Hill, entrato da una scala laterale per evitare l'assedio delle telecamere. Tra gli altri, Dario Argento, Nino Benvenuti, Giovanna Ralli e i fratelli Vanzina.
Una grande folla si è radunata nella piazza già nella mattinata e una banda ha suonato la musica dei suoi film. "Bud Spencer era un gentiluomo napoletano, un uomo buono e di grandissimo talento", ha detto Enrico Vanzina. Franco Nero lo ricorda come "una persona di grande umiltà e solare, mentre Fulvio Lucisano, che ha prodotto alcuni dei suoi film, tra i quali 'Dio perdona io no', ne sottolinea la disponibilità, "era una bravissima persona". All'interno della chiesa, addobbata con fiori bianchi e azzurri e dove c'è la famiglia di Bud Spencer, sotto l'altare sono stati posti i gonfaloni del Coni e del Comune di Roma.
"Con Bud c'era la gioia e so già che quando ci rincontreremo le prime parole che mi dirà saranno 'noi non abbiamo mai litigato!'". Così Terence Hill, commosso ma anche sereno nel ricordare con gioia l'amico, ha chiuso il suo breve intervento alla fine del funerale di Carlo Perdersoli, Bud Spencer, che si è tenuto alla Chiesa degli Artisti di Roma. "Bud ogni volta che ci vedevamo o che mi invitava a mangiare gli spaghetti a casa sua mi ricordava che non avevamo mai litigato - ha aggiunto - La ragione è che ci rispettavamo e ci amavamo e insieme ci divertivamo".
Hill, che è intervenuto dopo i ricordi dei figli di Carlo Pedersoli, ha reso omaggio a Bud Spencer raccontando anche la prima volta che si sono incontrati sul set di 'Dio perdona, io no'.
"Carlo stava girando un film in Spagna con Giuseppe Colizzi, 'Il cane il gatto e la volpe' (primo titolo di quello che poi e' diventato 'Dio perdona io no'). Bud era il cane e l'attore che rappresentava nella storia il gatto si ruppe una gamba, allora mi chiamarono per sostituirlo. Appena arrivato sul set Colizzi mi ha detto 'spogliati', mi ha dato la maglia, il cappello e la pistola e mi ha presentato Carlo. La prima scena è stata subito una scazzottata. In quel film abbiamo inventato anche il modo di cadere, che poi abbiamo insegnato al 'messicano' del film "Lo chiamavano Trinità" che di botte ne prendeva tante".
E ha spiegato "vi ho raccontato questo aneddoto divertente, perché quando Giuseppe (figlio di Carlo Pedersoli), mi ha chiamato per dirmi che Bud era morto io ero in Almeria nello stesso identico posto dove ci siamo incontrati la prima volta. Dopo il dispiacere e il dolore è arrivata una grande calma perché ho capito che niente succede per caso"