I dati Istat

Su il reddito disponibile, ma non la spesa per i consumi

Il potere d’acquisto ha registrato un +1,1% su base congiunturale e un +2,3% su base tendenziale. Rispetto al trimestre precedente diminuiscono gli investimenti

Nel primo trimestre del 2016, nonostante un aumento del reddito disponibile delle famiglie consumatrici rispetto al trimestre precedente, la spesa per i consumi finali è rimasta stabile, comportando un aumento della propensione al risparmio.

Secondo le rilevazioni dell’Istat - riportate nel resoconto relativo al Conto trimestrale amministrazioni pubbliche, reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società – la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici tra gennaio e marzo si è attestata all’8,8%, lo 0,8% in più rispetto al trimestre precedente (+0,7% in termini tendenziali).

Come anticipato, l’aumento della propensione al risparmio (calcolata dal rapporto tra risparmio lordo e reddito lordo disponibile) è il risultato di un aumento pari allo 0,8% del reddito disponibile delle famiglie consumatrici e di una variazione nulla della spesa per i consumi finali, il potere d’acquisto sale dell’1,1%. Gli investimenti fissi lordi segnano invece un -0,4%.

A livello tendenziale, invece, la propensione al risparmio è aumentata dello 0,7% (+2,3% per il potere d’acquisto), mentre la spesa per i consumi finali ha segnato un +1,6% e gli investimenti fissi lordi un +1,8%. Rispetto allo corso anno il reddito lordo disponibile è aumentato del 2,3%.

Per quanto riguarda invece le società non finanziarie, l’Istat registra una variazione positiva di 1,2 punti percentuali per il valore aggiunto e un +1% per gli investimenti fissi lordi. Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno gli aumenti delle voci considerate sono stati invece, rispettivamente, del 3,9% e del 3%.

Passando invece alle amministrazioni pubbliche, l’Istituto di statistica segnala una diminuzione dell’indebitamento netto dello 0,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il saldo tra indebitamento e accreditamento in rapporto al Pil si è attestato infatti al -4,7% contro il -5,2% dello stesso periodo del 2015.