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Quattro anni fa moriva Gianni Boncompagni: così spiegava il successo di "Non è la Rai"

A "La grande avventura" il racconto di alcuni momenti della trasmissione cult

Il 16 aprile 2017 moriva Gianni Boncompagni, all'anagrafe Giandomenico Boncompagni, nato ad Arezzo il 13 maggio 1932. Dopo aver vinto il concorso in Rai nel 1964, iniziò a lavorare con Renzo Arbore a programmi cult come “Bandiera Gialla” e “Alto gradimento”.

Sempre in Rai, si confermò, portando al grande successo popolare “Pronto, Raffaella?” (1983-1985), condotto dalla Carrà, e “Pronto, chi gioca?” (1985-1987), che lanciò la carriera televisiva di Enrica Bonaccorti.

Proprio la Bonaccorti seguì Boncompagni nel suo passaggio dalla Rai alla Fininvest e condusse la prima edizione di "Non è la Rai" nel 1991: un programma che, all'epoca, fece molto parlare e che andò in onda fino al 1995. In quelle quattro edizioni Boncompagni fu sempre al centro delle attenzioni dei media a causa degli scandali legati al programma condotto dalla ancora minorenne Ambra Angiolini.

“Perché ha avuto tanto successo? Forse perché il programma è nato così, spontaneamente senza prepararlo prima e se n’è parlato tanto, nel bene e nel male". Il regista televisivo rispondeva così a chi gli chiedeva la ricetta di tanto successo. 

Nel giorno in cui ricordiamo Gianni Boncompagni, rivediamolo in un’intervista a “La Grande avventura” in cui, insieme ad Ambra, spiega come è nato “Non è la Rai”.