Promesse da marinaio si sono rilevate quelle che hanno infarcito la campagna elettorale del leader dell'Ukip, Nigel Farage, indiscusso vincitore del referendum che ha portato la Gran Bretagna fuori dall'Ue. Il re dei "Leave", a poche ore dall'esito del voto, in diretta Tv già rinunciava al suo cavallo di battaglia: negato il trasferimento al sistema sanitario nazionale di quei 350 milioni di sterline, pari a 432 milioni di euro, che finora sarebbero stati versati ogni settimana da Londra nelle casse dell'Unione Europea.
"E' stato commesso un errore - ha ammesso candidamente Farage ai microfoni del programma Tv Good Morning Britain. - Non posso garantire che tanto denaro andrà al servizio sanitario pubblico, è una cosa che mai sosterrei. Prometterlo è stato un errore. Da spendere nel sistema sanitario, o nell'istruzione o in quello che sia, abbiamo una decina di milioni di sterline (pari a 12,37 milioni di euro, ndr)".
"Tutta propaganda?", incalza la conduttrice, riportando alla memoria il tour in bus dei sostenitori del "Leave", quel bus rosso sulla fiancata del quale campeggiava a caratteri cubitali la promessa di più soldi alla sanità pubblica e davanti al quale furono fotografati sia l'ex sindaco di Londra, Boris Johnson, sia lo stesso Farage. Che precisa davanti alle telecamere: "Non era un mio slogan".
Un'ammissione che ha spiazzato gli elettori del "Leave", in fin dei conti di poco superiori a quelli del "Remain". Per mesi gli oppositori avevano gridato scandalizzati che tale proposta fosse una falsità. E ora su Twitter monta la polemica, tra ironia e delusione.