Fabrizio Corona è stato portato nel carcere di Monza, dopo essere stato ricoverato per una decina di giorni nel reparto di psichiatria dell'ospedale Niguarda di Milano. L'ex agente fotografico, infatti, si era ferito dopo aver saputo che i giudici della Sorveglianza di Milano hanno revocato il differimento pena in detenzione domiciliare che gli era stato concesso nel dicembre 2019 per una patologia psichiatrica. "Sta molto male, sono 12 giorni che non mangia, è imbottito di psicofarmaci e si regge a malapena in piedi, mi chiedo dove è finita l'umanità in questo Paese, non riconosco più il mio Paese", commenta il suo avvocato Ivano Chiesa.
Corona, a cui è stato revocato il differimento pena per una serie di violazioni delle prescrizioni, ha portato avanti uno sciopero della fame in ospedale per protestare contro la decisione dei giudici. Per la difesa dell'ex fotografo dei vip, coi legali Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra, il provvedimento della Sorveglianza ha disatteso tutte le relazioni degli esperti nelle quali si diceva che Corona avrebbe dovuto proseguire il percorso di cure fuori dal carcere.
Chiesa è andato nel carcere di Monza per incontrare l'ex agente fotografico, "che sta proseguendo lo sciopero della fame". E ha riferito: "Non ho mai visto le dimissioni da un ospedale con trasferimento in carcere alle 23 (del 22 marzo, ndr), mai visto un trasferimento in carcere notturno in 35 anni di carriera, se l'hanno fatto per problemi mediatici o di clamore sono ancora più sconcertato". E ancora: "Sono senza parole, non capisco più lo Stato in cui vivo". Nei giorni scorsi era stato deciso di portare Corona nel carcere milanese di Opera, ma dopo il ricovero al Niguarda, per il gesto di autolesionismo, è stato scelto il carcere di Monza, che ha anche un'apposita sezione con osservazione psichiatrica per i detenuti.
Il Garante dei detenuti di Regione Lombardia: "Si valuti compatibilità carcere" - "Per le persone che presentano patologie psichiatriche andrebbe formulato un percorso che non può prescindere dalla presa in carico sanitaria del soggetto e dall'individuazione del luogo più idoneo al percorso riabilitativo, che spesso non è compatibile con le strutture detentive carcerarie". Questo il commento di Carlo Lio, Garante dei detenuti di Regione Lombardia, sul caso che riguarda Fabrizio Corona.
"Si auspica pertanto - aggiunge il Garante - che le valutazioni tecniche psichiatriche e psicologiche dei clinici concorrano a determinare le misure più idonee individuate dai magistrati per i soggetti che presentino una diagnosi di patologia psichiatrica acclarata". "L'esperienza che ho maturato - continua Lio - mi porta ad affermare che, all'interno degli istituti di pena, le persone a cui è stato diagnosticato un disturbo psichiatrico difficilmente riescono ad ottenere trattamenti adeguati".