Covid, dalla mancanza di un vaccino europeo alle conseguenze dello stop AstraZeneca fino al ruolo dell'Ema | Guarda la decima puntata di "Fatti e Misfatti d'Europa"
L'approfondimento settimanale, realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo, è andato in onda martedì 23 marzo. Ospiti del decimo appuntamento Simona Bonafè e Luciano Gattinoni
Dalla mancanza di un vaccino europeo alle conseguenze dello stop AstraZeneca fino al ruolo dell’Ema. Questo e molto altro nella nuova puntata di di "Fatti e Misfatti d’Europa", il programma di Tgcom24 realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo. Mentre alcuni Paesi, come Gran Bretagna, Israele e Stati Uniti, guardano al futuro immunizzando a ritmi serrati, la campagna vaccinale europea ha subito un’improvvisa battuta d’arresto. Quando sembrava che avessimo ingranato la marcia, la Germania, seguita da Italia, Francia, Spagna e da quasi tutti i principali Paesi europei, ha vietato la somministrazione di AstraZeneca. Uno stop di tre giorni che ha messo in crisi non solo il calendario delle immunizzazioni, già colpito da ritardi e scarsa organizzazione, ma anche la fiducia delle persone verso l’intero sistema vaccini. Quali le cause? Ne abbiamo parlato con gli ospiti del decimo appuntamento: Simona Bonafè, europarlamentare del Pd, e Luciano Gattinoni, professore di Anestesia e Rianimazione dell’Università di Goettingen.
Il caso AstraZeneca - Trenta casi di trombosi su 5 milioni di vaccinati in un periodo che arriva fino al 10 marzo sono bastati alla Germania per decidere di bloccare AstraZeneca innescando una reazione a catena che ha coinvolto i principali Paesi membri, tra cui Italia, Francia e Spagna. Pur seguendo un iter emergenziale giustificato, nessuno di questi ha avvisato la Commissione. La palla è quindi tornata nelle mani dell’Ema, che per voce della direttrice Emer Cooke, ha chiarito: "Faremo i dovuti test, ma sappiamo che i benefici superano i rischi". Un frase troppo generica per frenare i timori dei più scettici. Tra l’altro, solo poche ore prime del blocco, i cittadini si erano sentiti rassicurare dalla stessa Ema sul fatto che le morti sospette non erano collegate ad AstraZeneca, mentre in Italia l’Aifa aveva giudicato emotiva la scelta del Piemonte di ritirare dal commercio alcuni lotti del vaccino.
Come rimediare allo scetticismo che si è creato? Secondo Gattinoni "da un punto di vista medico, il problema non c’è. Il vaccino è sicuro. L’Ema fa il suo mestiere. L’Ema ha delle regole che sono dettate dall’unanimità di 27 Paesi. Che in tre giorni gli esperti di 27 Paesi si siano messi d’accordo è già una cosa straordinaria e dimostra l’assoluta sicurezza di questo vaccino. Accanto a questo, che è un fatto, c’è la percezione della realtà. E la realtà viene percepita nei modi più stravaganti. Ci sono i no vax, chi pensa che la Terra sia piatta. Io non so come discutere con queste posizioni. Che l’Europa si sia comportata in un modo non appropriato mi sembra evidente. L’eventuale stop iniziale avrebbe dovuto farlo l’Ema. La gente non capisce più niente. C’è confusione. La cosa importante è che le persone si rendano conto che la terra è rotonda e che i vaccini sono le cose più straordinarie che siano state inventate in medicina. Se adesso campiamo a 80 anni è per via dei vaccini. Non è un problema medico, ma che dipende dalla politica e dai media".
Adesso ci si chiede se i danni prodotti dall’impasse della scorsa settimana siano rimediabili. Ci si chiede quale scenario avremmo adesso di fronte se l’Ue non avesse scelto di rinunciare a un unico vaccino brevettato invece di fare accordi con i soli brand, il cui giro d’affari derivante dal vaccino anti-Covid è già un record. Senza contare l’approssimazione, ammessa dallo stesso vicepresidente Timmermans, con cui sono stati siglati i contratti da parte della Commissione. A questo si aggiungono ripensamenti e modifiche, come la clausola che impediva di bloccare l’export dei vaccini da parte dei Paesi produttori. Un errore di valutazione che ci è costato, nel caso di AstraZeneca, considerevoli ritardi da Paesi come la Gran Bretagna.
Gli errori dell’Ue - "Penso sia stato corretto procedere come Unione europea nella strategia vaccinale - sottolinea Bonafè -. Non posso dire che sia andato tutto bene, però se non ci fosse stata l’Europa che cosa sarebbe successo? Questo ha permesso, intanto, di contrattare lotti importanti per l’Ue e non avviare una speculazione sui prezzi nonché fornire pari accesso a tutti i Paesi Ue. Se avessimo agito in maniera unilaterale non oso pensare cosa sarebbe successo in Italia, visto che peraltro la politica sanitaria è divisa fra le Regioni. Sono convinta che avremmo visto Francia e Germania accaparrarsi dei vaccini e noi in condizione di penuria".
"Ad ogni modo, non posso dire sia andato tutto bene - ribadisce l’europarlamentare -. Non c’è dubbio che ci sono ancora dei ritardi nella produzione e nell’approvvigionamento. Ritardi dovuti al fatto che non abbiamo un vaccino europeo. Dobbiamo contare su più partite di vaccini. Una sulle quali abbiano costruito la nostra strategia è proprio quella di AstraZeneca, nel cui board c’è il governo britannico, che si è assicurato un diritto di prelazione sulle dosi. Quindi l’azienda, che pure ha contrattato con l’Ue una partita di vaccini, non ha ottemperato agli accordi che sono stati stabiliti. E questo è uno degli errori. Poi insomma è indubbio che anche il fatto di essere arrivati in ritardo con l’autorizzazione - non per colpa di Ema, ma perché gli Stati europei non hanno mai proceduto a garantire procedure d’urgenza per casi come questi all’Ema stesso preferendo tenersi alcune competenze riguardo alle politiche sanitarie - ha permesso ad alcuni Paesi di arrivare prima di noi. E capiamo bene che due mesi d’anticipo possono poi determinare i dati che oggi abbiamo a disposizione".
La parola ai cittadini - Ordini e contrordini hanno contribuito ad alimentare la sfiducia delle persone verso i vaccini. Il giorno dopo il blocco di AstraZeneca (lunedì 15 marzo) siamo andati a Roma e a Milano per vedere quello che stava accadendo all’interno degli hub vaccinali. Molti li abbiamo trovati chiusi proprio perché effettuavano le vaccinazioni con AstraZeneca. Abbiamo, inoltro, raccolto le voci e le percezioni degli italiani.
La campagna vaccinale nei Paesi extraeuropei - Ci sono Paesi che fin da subito si sono dimostrati virtuosi nella campagna vaccinale anti Covid, come Israele, Stati Uniti e Gran Bretagna. Israele, che ha dato vita a una campagna efficientissima, domina di gran lunga, raggiungendo percentuali altissime, il 60%, di vaccinati con una dose. Al terzo posto della classifica c’è il Cile, Paese fortemente colpito dalla pandemia, che ha siglato un accordo prima con l’azienda statunitense Pfizer-BioNTech e poi con un’azienda cinese, la Sinovac. Inoltre, il Cile aveva dato vita ad altre campagne vaccinali di massa e quindi aveva già un database digitale aggiornato. La combo di questi due fattori ha portato il Cile a essere tra i Paesi più virtuosi nella campagna vaccinale contro il Covid. Anche il Marocco, che ha fatto diversi accordi con varie case farmaceutiche (il più ampio con la cinese Sinofarm), si è contraddistinto in questo senso: la sua campagna vaccinale è stata velocissima fin dall’inizio.