La polizia postale di Genova ha denunciato tre ragazzi, di cui uno minorenne, residenti nelle province di Milano e Messina. I tre da mesi interrompevano le lezioni di diverse scuole in Italia svolte in modalità Dad sulle piattaforme informatiche in videoconferenza. I ragazzi facevano parte di gruppi Telegram e Instagram, creati appositamente con la finalità di disturbare i docenti e provocare la sospensione delle lezioni.
Già dal primo lockdown erano state presentate numerose denunce a opera dei dirigenti scolastici di istituti di diverso ordine e grado, i cui elementi sono stati messi a fattor comune dagli investigatori, per ricostruire le tracce informatiche lasciate dagli autori delle incursioni nel compimento dell'attività.
A condividere i codici di accesso alle video-lezioni spesso erano gli stessi studenti, anch'essi individuati dai poliziotti, che si sentivano al sicuro per via della apparente percezione di anonimato che sembra essere garantito dalle piattaforme social, riuscendo a pianificare attacchi durante le interrogazioni programmate. Tra i messaggi, erano presenti anche delle considerazioni sull'operato delle forze dell'ordine: "Intanto la Polizia Postale non ha tempo da perdere nel cercare di trovarci".
Tutti gli indagati hanno subito ammesso le condotte contestate e dovranno ora rispondere dei reati di interruzione di pubblico servizio e accesso abusivo a un sistema informatico o telematico. Durante le perquisizioni, eseguite con l'ausilio del Compartimento Polizia Postale di Milano e della Sezione di Messina con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, sono stati sequestrati computer, tablet e smartphone che verranno analizzati dagli esperti della Postale per valutare la posizione degli altri giovani iscritti nelle chat utilizzate per i raid alle lezioni.