Il Bundestag, la camera bassa del Parlamento tedesco, ha votato quasi all'unanimità una mozione che riconosce il genocidio della popolazione armena da parte delle forze turche ottomane nel 1915. La risoluzione è stata presentata dal blocco conservatore della cancelliera Angela Merkel insieme a socialdemocratici e Verdi. La decisione ha scatenato l'ira di Ankara, che ha definito "seriamente danneggiata" la relazione tra Germania e Turchia.
La mozione, passata a larghissima maggioranza con l'appoggio di tutti i partiti del Bundestag, era considerata "un vero test di amicizia" dal primo ministro turco Binali Yildirim.
La questione rischia di invadere campi molto delicati. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier Binali Yildirim hanno infatti minacciato conseguenze nei rapporti bilaterali tra l'Ue e la Turchia: "Questa decisione avra' un impatto molto serio sulle relazioni tra la Turchia e la Germania". I vertici delle istituzioni turche hanno condannato il voto definendolo "assurdo e ridicolo". E poco dopo l'esito della votazione, il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu ha twittato: " Il modo per chiudere pagine oscure della propria storia non è infangare la storia di altri paesi con decisioni parlamentari irresponsabili e infondate".
Kendi tarihindeki karanlık sayfaları kapatmanın yolu sorumsuz ve mesnetsiz Meclis kararlarıyla başka ülkelerin tarihini karalamak değildir.
— Mevlüt Çavuşoğlu (@MevlutCavusoglu) 2 giugno 2016
La Turchia inoltre ha richiamato da Berlino il proprio ambasciatore in Germania. Il premier Yldirim ha anche affermato: "La lobby razzista armena" è responsabile della decisione del Parlamento tedesco. Secondo Erdogan questo è stato "il primo passo", visto che l'intenzione è intraprendere nuove misure contro il governo tedesco. Durissimo anche il primo ministro turco, Binali Yildirim, secondo cui la mossa del Parlamento tedesco "e' stata un errore storico".
A rischiare sono gli accordi raggiunti riguardo la questione dei migranti lo scorso 18 marzo. La Turchia infatti si è impegnata a trattenere tutti quegli immigrati e profughi, siriani compresi, che cercheranno di attraversare la rotta balcanica ed entrare in Grecia senza fare richiesta di asilo alle autorità greche. Inoltre, secondo i patti, per ogni profugo siriano che viene rimandato ad Ankara dalla penisola balcanica, un altro verrà trasferito dalla Turchia all'Unione Europea attraverso dei canali umanitari. Per la gestione dei campi profughi l'Ue ha messo a disposizione di Erdogan tre miliardi di euro. Solo una volta che questi saranno spesi, la Turchia riceverà fino a un massimo di altri tre miliardi entro fine 2018.
In ballo c'è anche la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi, partita il primo giugno di quest'anno. Entro ottobre infatti potrebbe non essere più necessario per i cittadini della penisola anatolica chiedere un permesso per entrare nell'Unione Europea. Questo a patto che siano rispettate tutte le condizione richieste dall'Unione.
La cancelliera tedesca Angela Merkel intanto minimizza sulle dichiarazioni del presidente turco: "La Germania ha con la Turchia legami estesi e forti, malgrado abbiamo differenti idee su alcune questioni. Le vedute diverse su alcuni problemi fanno parte della cultura democratica".
La strage dei cristiani armeni risale al 1915, quando un milione e mezzo di persone furono assassinate dal governo dei "Giovani Turchi" che aveva preso il potere nel 1908. Obiettivo del governo era quello di creare uno stato nazionale turco basato sull'omogeneità etnica e sulla religione islamica. La popolazione armena, che da tempo chiedeva autonomia, poteva risultare un ostacolo a questo progetto. A scatenare la violenza fu la decisione di alcuni armeni di arruolarsi nell’esercito russo. Il governo inoltre emanò tra il 1915 e il 1916 leggi speciali ed eseguì deportazioni e massacri. Finora il genocidio armeno è riconosciuto in 22 paesi tra cui Italia, Francia, Germania, Canada, Grecia e Russia. L'anno scorso inoltre durante le celebrazioni del centenario, Papa Francesco aveva definito questo il "primo genocidio del XX secolo". La Turchia non ha mai riconosciuto il genocidio. Erdogan in proposito rispose al Pontefice: "Quando i politici e i religiosi si fanno carico del lavoro degli storici non dicono delle verità, ma stupidaggini".