Il 3 giugno è il “tax freedom day”

Fisco: nel 2016 risparmio di oltre 5 miliardi di euro

Stando ai calcoli della Cgia di Mestre quest’anno sono serviti 154 giorni di lavoro per adempiere agli oneri fiscali

Il 3 giugno per gli italiani – almeno per quelli non proprietari di castelli, ville o palazzi di prestigio storico – scatta il cosiddetto “tax freedom day”, ovvero il giorno in cui - dopo circa cinque mesi (o più precisamente 154 giorni) - si smette di lavorare per il fisco.

Rispetto al 2015, stando ai calcoli della Cgia, quest’anno i lavoratori italiani si “libereranno” dal fisco tre giorni prima, per merito dell’abolizione della Tasi sulla prima casa (ad eccezione, appunto, per i proprietari di castelli, ville o palazzi di prestigio storico) per le famiglie e dell’esenzione dell’Imu per i terreni agricoli e sugli impianti imbullonati per le imprese.

Abolizioni ed esenzioni che nel 2016 consentiranno ad imprenditori, agricoltori e famiglie di risparmiare oltre cinque miliardi di euro: 3,5 miliardi dalla Tasi, 530 milioni di euro dall’Imu sugli impianti imbullonati e 405 milioni dall’imposta municipale sui terreni agricoli.

Importi ai quali si aggiungono i 167 milioni di euro derivanti dall’abolizione dell’Irap per le imprese agricole e le cooperative di piccola pesca e i 787 milioni di euro di risparmio garantiti dal super ammortamento delle spese per investimenti al 140% e dai nuovi crediti di imposta per le attività ubicate nelle aree svantaggiate del paese.

Risparmi che, come anticipato, consentono di varcare la soglia del “tax freedom day” con tre giorni di anticipo rispetto allo scorso anno. Nonostante ciò, se si osservano le serie storiche del centro studi, si può osservare però che rispetto agli anni passati, e in particolari a quelli antecedenti la crisi economica, tale soglia arriva ancora in ritardo.

Se nel 2010 il “tax freedom day” scattava il 2 giugno e, con una pressione fiscale del 41,6% (contro il 42,9% odierno), servivano 152 giorni di lavoro per pagare le tasse, nel 2006 il giorno cadeva il 28 maggio. Allora la pressione fiscale si attestava al 40,2% e per adempiere a tutti gli oneri fiscali erano necessari 147 giorni. Le elaborazioni della Cgia sui dati dell’Istat e del Ministero delle Finanze mostrano poi come nel 2000 la pressione fiscale si attestasse al 40,1% e fossero necessari 146 giorni (scadenza al 26 maggio) e al 40,7% nel 1996 con 149 giorni necessari (scadenza al 29 maggio).