l'intervista

I super batteri saranno sconfitti con i super batteri “buoni”

Il microbiologo Lorenzo Drago spiega che la tendenza a curarsi fai da te spesso ci porta ad assumere medicine sbagliate che modificano la nostra risposta alle molecole

di Giuliana Grimaldi

Grande allarme ha suscitato il caso della donna statunitense colpita da un super-batterio resistente a qualsiasi tipo di antibiotico. Tgcom24 ha intervistato su questo tema il microbiologo Lorenzo Drago, docente Universitario e direttore del Laboratorio di Analisi Cliniche e Microbiologiche presso IRCCS Ospedale Galeazzi di Milano.

Quali sono i super batteri che conosciamo?
Sia in Europa sia in Italia abbiamo registrato la presenza di una tipologia di batteri resistenti ai comuni antibiotici: tra questi c'è l'escherichia coli, di origine intestinale, ma capace di infettare anche altri organi. La klebsiella è altro microrganismo da tenere d’occhio. Se per esempio prendiamo in considerazione le persone anziane, troviamo alte percentuali di tali microrganismi che stanno diventando resistenti anche ai farmaci di ultima generazione. Nel caso statunitense di questi giorni la paziente aveva una variante dell’escherichia coli con un gene a elevata trasmissibilità - gene che è stato trovato anche in animali di allevamento - resistente anche ai carbapenemi o alla colistina, cioè agli antibiotici ad ampio spetto e quelli più aggressivi. Il timore molto concreto è che un simile gene si diffonda tra gli individui in modo imprevedibile e incontrollato. In particolare nei contesti ospedalieri i pazienti portatori di batteri resistenti ai comuni antibiotici andrebbero isolati per evitare che trasmettano questa loro specificità ad altre persone. Basta un semplice test di laboratorio per individuarli, anche in assenza di un quadro sintomatico. La resistenza agli antibiotici avviene spesso nei casi di infezioni gravi e di malattie respiratorie, nei reparti di rianimazione, oncologia o chirurgia. Il fatto nuovo è che adesso si verifica anche nella nelle infezioni banali come quelle alle vie urinarie.

Abbiamo creato questi super batteri assumendo in modo errato gli antibiotici. Qual è l’uso corretto di tali farmaci?
Nelle tipiche malattie respiratorie di origine virale dovremmo evitare l’assunzione di antibiotici. Stesso discorso per le infezioni urinarie: si prescrivono antibiotici anche quando il problema è di natura virale. Spesso succede che ci curiamo da soli e male, senza fare gli esami di laboratorio che potrebbero indicare la causa virale o batterica di una patologia. L'autoprescrizione non favorisce l’assunzione corretta dei medicinali: ci curiamo troppo da soli e questo non va bene.

Spesso assumiamo antibiotici anche in maniera inconsapevole: la carne che è sulle nostre tavole arriva pure da capi di bestiame che sono stati bombardati con tali molecole. Come possiamo difenderci?
In Italia e in Europa abbiamo leggi molto restrittive sull’uso degli antibiotici negli allevamenti: sono previsti solo per uso terapeutico. Nonostante il divieto però, le percentuali di antibiotico trovate nelle carni sono altissime... Siamo quindi in un contesto spesso fuori legge che non possiamo controllare al 100%.

C'è un allarme effettivo? Secondo il report Review on Antimicrobial resistance potremmo tornare in un nuovo medioevo dove le comuni infezioni farebbero più morti del terrorismo. È davvero questo lo scenario dei prossimi anni?
Sì, c'è davvero un rischio di questo tipo. Gli ospedali hanno adottato dei sistemi di prevenzione e regolamentazione dell'uso degli antibiotici, ma nella comunità viene fatto poco. Continuiamo ad assumere antibiotici senza la prescrizione e questo non aiuta…

Quali cure conosciamo contro i superbatteri? 
Le soluzioni alternative agli antibiotici ci sono. In alcune branche della medicina si stanno sviluppando rimedi alternativi: non erbe, ma soluzioni di farmacopea, molecole che hanno bersagli ben precisi sui meccanismi di riproduzione dei batteri. Potrebbero funzionare come dei vaccini. 

Sono molto interessanti gli studi sul microbiota, vale a dire l’insieme dei microrganismi presenti nell’intestino, un totale di 100mila miliardi di batteri per individuo che pesano 1 o 2 kg. Le ricerche sul microbiota intestinale e sui cosiddetti probiotici – i farmaci viventi - possono essere la soluzione ai super batteri?
In futuro credo proprio di sì: andiamo alla ricerca di batteri buoni capaci di uccidere i batteri cattivi. Regolando il rapporto tra microbiota e sistema immunitario riusciremo a salvare tante vite, a risolvere problemi come le allergie e l’obesità, il diabete, l’autismo, le malattie autoimmuni o neurodegenerative. I microbi da una parte ci danneggeranno, ma dall'altra ci aiuteranno. Non dimentichiamo che noi uomini siamo granelli di sabbia attorno a un mondo che è essenzialmente dominato dai microbi.