L'Azienda sanitaria Toscana nord ovest si riserva di intraprendere azioni legali nei confronti di Fausta Bonino, l'infermiera di Piombino arrestata a marzo con l'accusa aver ucciso 13 pazienti del reparto di rianimazione dell'ospedale in cui lavorava. L'Asl, si legge in una nota, "respinge in toto le ricostruzioni dell'indagata", che aveva a sua volta accusato la "capo reparto e la direzione sanitaria" di aver costruito prove contro di lei.
Nella nota l'Azienda sanitaria, in merito ad un possibile rientro sul posto di lavoro della Bonino, ricorda che "la decisione di sospendere la dipendente era stata presa in virtù delle norme presenti nel contratto collettivo nazionale della sanità, nella parte in cui si regolano i rapporti tra procedimento penale e disciplinare". Qui, infatti, è previsto che "il dipendente che sia colpito da misura restrittiva della libertà personale è sospeso d'ufficio dal servizio con privazione della retribuzione per la durata dello stato di detenzione o comunque dello stato restrittivo della libertà".
Lo stesso contratto, spiega ancora l'Asl, prevede inoltre che "l'azienda o ente, cessato lo stato di restrizione della libertà personale, può prolungare il periodo di sospensione del dipendente fino alla sentenza definitiva", a determinate condizioni tra cui rientra il procedersi per "fatti tali da comportare, se accertati, l'applicazione della sanzione disciplinare del licenziamento".