#BRINGBACKOURGIRLS

Nigeria, libera altra studentessa rapita da Boko Haram due anni fa

Due giorni fa era stata trovata una prima ragazza: la giovane aveva con sé un bambino di quattro mesi

Una seconda ragazza fra le 217 rapite in massa dai terroristi di Boko Haram circa due anni fa da un college di Chibok, in Nigeria, è stata trovata e liberata: lo affermano i militari nigeriani citati dalla Bbc. Si tratterebbe di Serah Luka, la numero 157 nella lista delle ragazze sequestrate, figlia del leader religioso di Chibok. Due giorni fa ne era stata liberata un'altra, che aveva con sé un bimbo di quattro mesi.

La liberazione della seconda studentessa delle oltre 200 rapite apre una breccia di speranza. Martedì era toccato alla 19enne Amina Ali Nkeki, ritrovata mentre vagava nella foresta di Sambisa, considerata la roccaforte dei Boko Haram.

Il rapimento delle studentesse nell'aprile 2014 - Le giovani facevano parte delle 276 studentesse della scuola superiore di Chibok, nello Stato nord-orientale del Borno, presa d'assalto dal gruppo jihadista il 14 aprile 2014. Poche ore dopo il sequestro, decine di studentesse riuscirono a fuggire, ma di 219 non si seppe più nulla fino al mese scorso, quando un video mostrò le immagini di alcune di loro ancora in vita.

La speranza di trovare altre ragazze ancora vive - Per due di loro la sorte è stata benevola, ma forse, nella foresta, potrebbero esserci altre ragazze. Amina è stata trovata con un bambino di pochi mesi ed un uomo, arrestato, perché ritenuto il jihadista a cui Amina era stata concessa in sposa, in nome della sua fedeltà alla causa. Della seconda ragazza liberata non si conosce invece ancora l'identità.

Quel che è certo è che Amina ha raccontato che alcune ragazze sono morte, ma altre sono ancora in mano ai terroristi. E non è escluso che alcune di loro siano riuscite a fuggire.

La partecipazione internazionale e la campagna "Bring back our girls" - La vicenda delle studentesse di Chibok ha suscitato un'ondata di commozione internazionale che ha portato tra l'altro alla campagna "Bring back our girls" su Twitter, alla quale hanno aderito anche Michelle Obama e la pakistana Malala Yousafzai, Premio Nobel per la pace. E i fallimenti del governo e dell'esercito su questo fronte sono stati probabilmente all'origine della sconfitta elettorale del presidente Goodluck Jonathan lo scorso anno.