Papa Francesco ci ha abituato a gesti clamorosi, ad affermazioni forti, a potenti messaggi, alla chiarezza e alla semplicità. Ma questa volta – duole dirlo - il pontefice che ha scelto il nome del poverello di Assisi (che tanto amava gli animali) è stato incauto e un po’ precipitoso nel condannare l’attaccamento dei fedeli a cani e gatti, fedeli accusati al contrario di ignorare i bisogni del vicino di casa. Insomma uno scivolone di cui non c’era alcuna necessità.
Se vale il riferimento ai social per un’analisi di comportamenti delle istituzioni, dal Governo al Vaticano, dalla Giustizia alla Sicurezza, sarebbe onesto riconoscere che le parole di Francesco hanno sollevato su Facebook, Twitter, ecc , una bufera di proteste.
Ma la stampa non ne ha parlato. Paradossalmente l’unico organo di informazione che ha affrontato la questione con legittima cautela è stato l’Avvenire, il quotidiano dei vescovi. Il messaggio del Papa non ha “fatto apertura”, ma è stato impaginato di spalla con scarso rilievo tipografico e con una mirabile sintesi giustificativa.
Perchè quell’attacco ai padroni di cani e gatti, già discutibile per se stesso, ha avuto una incomprensibile sottolineatura lessicale (“d’accordo, eh?”) e gestuale delle mani papali, che è apparsa ai più come una condanna piuttosto che un evangelico suggerimento. Francesco, insomma, si è comportato non tanto come un buon pastore ma come un duro gesuita che punta dritto a dettare regole, a giustificare, in qualche modo, la linea politica della teologia della liberazione piuttosto che guardare Lui ai suoi vicini di casa, proprietari di cani e gatti.
Il Papa è sembrato ignorare quelle che quasi sempre sono le motivazioni di chi ama gli animali e che li accoglie in casa, ovvero un bisogno di reciproco amore, di reciproca assistenza, morale e materiale, di compagnia. Francesco, quello vero, ammansì il lupo, parlò agli uccelli e predicò nelle foreste dando vita a quella mirabile opera che resta il Cantico delle Creature, notoriamente ispirato dal salmo 148: “Lodate il signore (…) monti e voi tutte, colline, alberi da frutto e voi tutti, cedri, voi, bestie e animali domestici, rettili e uccelli alati”.
Sullo sfondo la curiosità di sapere come avrà preso l’uscita di Bergoglio il Papa Emerito Ratzinger che non ha mai fatto mistero del suo amore per i gatti, silenziosi compagni della sua vita di silenzio e preghiera.