PROCESSO A BERGAMO

Yara, il pm nella requisitoria: "Morì dopo una lenta agonia"

"Il Dna, principale elemento a carico di Bossetti, non è un indizio bensì una prova". La richiesta di condanna il 18 maggio

Yara Gambirasio non morì subito dopo l'aggressione, ma nelle ore successive, anche se stabilire la durata della sua agonia non è possibile. Lo ha detto il pubblico ministero, Letizia Ruggeri, nella requisitoria del processo alla Corte d'assise di Bergamo per l'omicidio della ragazza nei confronti di Massimo Bossetti. La tredicenne, ha ricordato il pm, morì per una concausa delle lesioni subite e per il freddo. "Avrà provato paura e dolore", ha aggiunto.

Sulla tredicenne Yara Gambirasio, incapace di difendersi perché tramortita con un corpo contundente, furono inferte delle ferite, non mortali, e che sembra avessero lo scopo di infierire sulla ragazza, ha insistito il pm Ruggeri nella sua requisitoria. Il magistrato lo ha ricordato per spiegare perché al muratore di Mapello è contestata anche l'aggravante delle sevizie e crudeltà.

L'importanza del Dna - Poi, citando sentenze della Cassazione, il pm ha ribadito che il Dna, il principale elemento a carico di Massimo Bossetti, non è un indizio bensì una prova. Sempre a proposito del Dna, Ruggeri ha detto che il fatto che non si sia potuto stabilire con certezza se la traccia da cui fu estratto fosse sangue non "inficia il risultato identificativo". Il pm ha finito di spiegare come si è arrivati al Dna di 'Ignoto 1', che successive indagini stabiliranno essere di Massimo Bossetti.

Richiesta del pm il 18 maggio - Il pm di Bergamo chiederà nella prossima udienza, il 18 maggio, la condanna di Massimo Bossetti. E' probabile che, considerata la gravità delle accuse, il pm solleciti la condanna al carcere a vita.