Ormai è noto: sfruttare l’energia da fonti rinnovabili ha molti vantaggi, da quelli ambientali fino ad arrivare a quelli economici. In questi ultimi dieci anni l’Italia ha fatto molto per raggiungere obiettivi che permettessero al Paese di abbracciare tali vantaggi, anche se altri sforzi sono ancora necessari.
Secondo il rapporto Comuni Rinnovabili 2016 nell’ultimo decennio il contributo delle rinnovabili rispetto ai consumi è salito dal 15% al 35,5%, superando quindi l’obiettivo del 20% fissato dalla strategia Europa 2020.
Stando ai numeri dell’analisi, nell’arco degli anni presi in esame, il numero dei comuni in cui è installato almeno un impianto da fonti rinnovabili è passato da 356 a oltre ottomila, senza contare che in quasi un comune su tre l’energia pulita prodotta supera quella consumata. In 39 comuni, addirittura, l’energia utilizzata per i sistemi termici ed elettrici è generata nel 100% dei casi da fonti rinnovabili.
Un successo quello raggiunto dalle fonti rinnovabili che quindi fa ben sperare. Come anticipato, infatti, i vantaggi di uno sviluppo massiccio di energia pulita sarebbero notevoli anche in termini strettamente economici.
Uno studio dell’Agenzia internazionale per l’energia rinnovabile (Irena) stima che, se si riuscisse a portare la quota di rinnovabili a livello mondiale dal 18% del 2010 al 36% entro il 2020, si verificherebbe un aumento del Pil tra lo 0,6% e l’1,1%, ovvero qualcosa tra 700 milioni e 1,3 miliardi di dollari in più, con un impatto notevole anche sulle singole economie. Non solo, in termini occupazionali, si genererebbero 24 milioni di posti di lavoro in più.
Tuttavia, nonostante i risultati raggiunti dal nostro Paese, gli sviluppi hanno consentito un notevole aumento degli occupati nel settore fino al 2011 – quando gli addetti risultavano essere 125.400 contro i 113.100 dell’anno precedente –, dall’anno seguente il comparto è stato invece interessato da una parabola discendete. Nel 2012 il numero di occupati è sceso a 106.050, nel 2013 a 103.900 e a 86mila nel 2014.
Legambiente spiega che la causa di questo calo degli occupati risiede nel fatto che negli ultimi anni si è registrata una diminuzione degli investimenti con un conseguente calo della produzione e delle nuove installazioni.