Antiche tradizioni

Val Gardena, vacanza fra natura e bambole

E poi a piedi nudi sull’Alpe di Siusi

di Nadia Baldi

Un fine settimana che sembra uscire dalle favole, fra Val Gardena e Altipiano dell'Alpe di Siusi; mentre la primavera riveste il paesaggio di mille colori, gli artigiani lavorano all’intaglio di nuove e affascinanti bambole. La bambolina gardenese è una scultura dall’aria antica nella quale sta l’essenza della natura, della montagna, della cultura di questa terra. Non semplicemente un giocattolo dunque.

La rotta ci conduce a Ortisei, culla delle bambole (www.valgardena.it). Nel 1800 la valle era famosa per quei giocattoli scolpiti in legno, con braccia e gambe snodabili, delle Barbie ante litteram, prodotte a milioni per essere esportate in tutta Europa ed in America. Judith Sotriffer le costruisce ancora oggi ispirandosi ai modelli di bambole che fin da piccola trovava in casa, nella collezione di sua madre; così l'ha salvata dall'estinzione (www.giocolegnovalgardena.com). Un tempo si sfruttava la materia prima più diffusa - il legno - per produrre qualcosa da vendere e guadagnarsi da mangiare durante l'inverno, quando pascoli e coltivazioni erano impossibili. Ecco il suo legame con la terra, con la natura.

Si entra nel laboratorio di Judith (la bottega è in centro a Ortisei in Pedetliva strasse, 18) e la si trova a scolpire fra centinaia di giochi, fra cui spiccano le bambole della Val Gardena di tutte le misure, con le loro guanciotte rosa, volti sereni e abiti di grande stile, che fanno la gioia di adulti e bambini, collezionisti, architetti, nonni; e poi animali, pinocchi, arlecchini, acrobati, tutte riproduzioni di antichi giochi della Val Gardena: il cavaliere sul cavallo che appena ci si avvicina inizia a cavalcare; il cachelorum, una sorta di pista con le palline che corrono fino ad arrivare in un piatto in cui ci sono i numeri, gioco che già alla fine del 1800 serviva ai bambini per imparare a contare.

Giunge poi l’ora di mettersi a tavola e, rimanendo in centro, il posto migliore dove sedersi è la Rosticceria (tel. 0471 796253), dove vanno provati la carne cruda tagliata a mano, gli spaetzle e i canederli.

Poi il nostro viaggiatore, prendendo la cabinovia rossa, metterà piede sull’Alpe di Siusi. Sguardo aperto alla cartolina naturale che si presenta: a sinistra il magnifico e imponente complesso del Sasso Lungo e del Sasso Piatto, su cui volteggiano quasi sempre gomitoli di nubi veloci, creando immagini di grande suggestione; un po’ più’ lontano il massiccio del Sella. Di fronte all’osservatore l’immensa distesa di prati dell’altopiano sinuoso più grande d’Europa; in lontananza spiccano le vette pungenti dei denti di Terrarossa; spostando lo sguardo verso destra la meraviglia dello Sciliar, un blocco geometrico, fermo, silente.

Sull’Alpe l’udito godrà come raramente succede. In primavera i suoni in cui il nostro viaggiatore potrà imbattersi saranno solo quelli del vento che pettina i ciuffi d’erba aromatica ed i fiori, quelli dei campanacci ritmati dal passo delle mucche al pascolo, il picchiettare dei picchi sugli abeti rossi ed il verso dei gufi. A qualcuno potrebbe capitare di udire l’aquila reale. Il miglior modo per vivere appieno tale paradiso è soggiornarvi direttamente: ci sono baite private che vengono date in affitto a settimane (www.alpedisiusi.info), altrimenti da consigliare uno dei pochi esclusivi chalet dell’Alder Mountain Lodge immersi nelle dolci distese verdi, interamente in legno, dove piscina, saune, aree relax sono affacciate sulle meraviglie del paesaggio senza tempo (www.adler-lodge.com).

Al mattino presto vale la pena provare l’esperienza di andare a camminare a piedi nudi, non per qualche passo, ma per una vera escursione, secondo la filosofia del cosiddetto barefooting nel “sentiero delle streghe” a Saltria, nel Bosch Curasoa, dove sgorgano benefiche sorgenti di zolfo. La sensazione di libertà e di benessere è impareggiabile. Lungo il sentiero lo scenario si fa emozionante fra monumenti di pietra, figure intagliate a mano, radure e paesaggi paludosi. Ancor piu’ quando gli scoiattoli si avvicinano.

All’imbrunire quando le Dolomiti si tingono di rosa, un camino sempre acceso conferirà un piacevole alone di mistero alle figure fiabesche, come aquile e dragoni, decorate su assi e travi degli chalet; verranno in mente le leggende delle Dolomiti come quella della principessa Dolasilla o quella del gigante buono Sassolungo. Poi l’atmosfera si farà intima quando la cena - sotto le stelle, così vicine a mirarle dall'Alpe - metterà nel piatto del nostro viaggiatore pietanze genuine preparate solo con ingredienti provenienti dai migliori produttori della zona o direttamente dall’Alpe: deliziosa la zuppa di fieno, indimenticabili l’agnello alle erbe di montagna ed i dolci, ottimi e per tutti i gusti.