Chi, spinto dal bisogno, ruba al supermercato piccole quantità di cibo per "far fronte" alla "imprescindibile esigenza di alimentarsi" non è punibile. Lo ha deciso la Cassazione, annullando la condanna inflitta dalla Corte di Appello di Genova a un giovane straniero senza fissa dimora responsabile di un furto di wurstel e formaggio del valore di 4 euro. "Il fatto - ha spiegato la Corte Suprema - non costituisce reato".
Il ricorso presentato dal procuratore generale - A fare ricorso in Cassazione non è stato il giovane senza fissa dimora, Roman Ostriakov, bensì il procuratore generale della Corte di Appello di Genova. Quest'ultimo chiedeva che l'imputato fosse condannato non per furto lieve, come stabilito in primo e secondo grado, ma per tentato furto dal momento che Roman era stato bloccato prima di uscire dal supermercato, dopo essere stato notato da un cliente che aveva avvertito il personale vigilante.
Il furto compiuto perché spinto dalla fame - Il clochard alla cassa aveva pagato solo una confezione di grissini, non i wurstel e le due porzioni di formaggio che si era messo in tasca. La sentenza degli ermellini (numero 18248 della Quinta sezione penale) non riporta l'entità della pena inflitta a Roman, che aveva già dei precedenti di furti di generi alimentari di poco prezzo perché spinto dalla fame.
Per i giudici "ha agito in stato di necessità" - Ad avviso dei supremi giudici quello commesso da Roman è un furto consumato e non tentato. A loro avviso, infatti, "la condizione dell'imputato e le circostanze in cui è avvenuto il furto dimostrano che egli si impossessò di quel poco cibo per far fronte ad una immediata e imprescindibile esigenza di alimentarsi, agendo quindi in stato di necessità".