"Sono pronto a chiarire tutto". E' quanto avrebbe detto, in un colloquio in carcere con il suo avvocato, Abderrahim Moutaharrik, l'operaio-kickboxer di Lecco finito in carcere giovedì assieme ad altre tre persone, tra cui sua moglie, per terrorismo internazionale. Il 27enne si sarebbe detto pronto a rispondere alle domande del gip per spiegare di non aver mai fatto nulla di concreto, malgrado dalle intercettazioni emergano propositi radicali.
Nei piani di Moutaharrik attentati e proselitismo - Tuttavia, secondo gli inquirenti, tra i piani Moutaharrik non ci sarebbe stato soltanto il progetto di compiere un attentato "in Vaticano" o all'ambasciata d'Israele a Roma, dopo aver messo in salvo i figli in Siria, ma anche l'idea di portare avanti "un'azione di proselitismo" sui "giovani per indottrinarli", e creare altri "leoni del Califfato" in Italia.
La galassia dell'estremismo islamico scoperta dall'inchiesta - Quella del proselitismo è l'ulteriore e preoccupante scenario che viene documentato negli atti dell'inchiesta, condotta da Digos e Ros e coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli e dai pm Enrico Pavone e Francesco Cajani, che ha portato in carcere anche Abderrahmane Khachia, anche lui giovane marocchino e fratello di Oussama, foreign fighter morto "martire" alla fine dell'anno scorso, e Wafa Koraichi, 24 anni. Quest'ultima è la sorella di Mohamed Koraichi che risulta, invece, latitante assieme alla moglie, l'italiana convertita all'Islam Alice Brignoli: entrambi, con i tre figli piccoli, si troverebbero in Siria a combattere a fianco dell'Isis.
E mentre gli investigatori stanno analizzando pc, smartphone e altro materiale informatico sequestrato agli arrestati, tutti portati nel carcere di San Vittore, nella carte si delinea anche una rete di altri soggetti legati alla "galassia' dell'estremismo islamico e si scopre che risulterebbe indagata un'altra sorella di Koraichi, Meryem.
I giovani su cui far proselitismo e i messaggi via WhatsApp - "Ti faccio conoscere un po' di ragazzi, attiriamo questi giovani di Lecco anche loro e gli metteremo a posto la testa", diceva Moutaharrik all'amico Khachia, stando ad un'intercettazione dello scorso 21 marzo, circa due settimane prima di ricevere dallo "sceicco", personaggio di vertice (non identificato) dello "Stato islamico", attraverso Koraichi, l'ordine di farsi "esplodere" con l'incitamento dell'ormai noto "poema bomba".
Il 25 marzo, poi, il kickboxer, ritenuto dagli inquirenti una figura "carismatica" nelle palestre in cui si allenava, mandava un messaggio vocale via WhatsApp a Khachia: "La maggior parte dei ragazzi qui hanno iniziato a muoversi (...) è cambiata la situazione, i giovani sono diventati, non so come spiegartelo (...) con la volontà di Dio, troppo vicino, troppo vicino, succederà qualcosa". E lo stesso Khachia stando ad un'intercettazione del 6 febbraio scorso, parlava dell'importanza dell'indottrinamento: "Lo dico sempre ai ragazzi, dovete scegliere la strada della fede o essere infedeli (...) bisogna fare delle scelte, far parte d'un gruppo o dell'altro".