Valentino T., l'uomo colpevole di aver contagiato 33 donne con l'Aids e chiamato negli scorsi mesi "l'untore", da dieci anni sapeva di essere sieropositivo. La conferma è arrivata dalla sua cartella clinica dell'ospedale Spallanzani di Roma, dove era in cura. Dal 2006 l'indagato era consapevole di aver contratto il virus dell'HIV ma nonostante ciò adescava e incontrava le ragazze, pretendendo da loro rapporti non protetti.
Gli inquirenti hanno definito il comportamento del 30enne romano criminale e superficiale, una pervicace malafede che ha trascinato in un abisso le ragazze che ha incontrato.
Dal giorno del suo arresto molte donne si sono presentate in Procura con l'angoscia di aver contratto il virus perché avevano conosciuto in chat quel ragazzo che sembrava così gentile.
Valentino si era addirittura spacciato per sano con una di loro, mostrandole un falso certificato via Whatsapp per ingannarla. Questa condotta ha portato gli inquirenti ad aggiungere l'aggravante dei futili motivi.
L'unico scopo dell'untore era il proprio appagamento sessuale, senza curarsi minimamente per la salute delle donne. La ricerca di partner via chat era quotidiana. Con alcune ha avuto storie più lunghe, ma contemporaneamente le tradiva con altre ragazze.
"Anche se verrà condannato noi non guariremo mai. Non aveva il diritto di scegliere per noi", dice una di loro. E tra le vittime sono spuntati anche due uomini, contagiati dalle loro compagne ignare di aver contratto la malattia.