Donald Trump prende tutto e si autodefinisce il "presunto candidato". Hillary Clinton conquista quattro Stati su cinque e, dal palco della vittoria a Filadelfia, che ospiterà la convention democratica a luglio, lancia l'appello all'unità del partito e la sfida al tycoon di New York. Il suo avversario Sanders: "E' finita". E' questo lo scenario dopo il risultato delle primarie in Maryland, Delaware, Pennsylvania, Connecticut e Rhode Island.
Gli appuntamenti clou in attesa del "gran finale" - Dopo la grande battaglia in cinque importanti Stati, lo scontro si trasferisce su "teatri" meno importanti per tutto il mese di maggio, dove gli unici appuntamenti di rilievo saranno Indiana, Kentucky Oregon. Poi, il 7 giugno, l'appuntamento decisivo, con lo scontro su palcoscenici importanti, con centinaia di delegati in lizza che potrebbero fare la differenza: quel giorno si voterà in particolare in California e New Jersey, e la posta in palio è molto alta.
L'en plein di Trump - Le chiamano le "Acela Primaries", dal nome della rete ferroviaria che collega i cinque Stati: Maryland, Delaware, Pennsylvania, Connecticut e Rhode Island. Trump li ha conquistati tutti, portando a casa un bottino di delegati tale da fargli dire che i rivali "Ted Cruz e John Kasich devono proprio andare a casa".
I tentativi di recupero di Cruz e Kasich - Il "patto" stipulato tra i Cruz e Kasich, rinunciare reciprocamente a fare campagna in tre Stati dove hanno meno chance nella speranza ancora di unire le forze per contrastare la cavalcata di Trump, vale solo dal voto in Indiana a maggio ma l'odierna vittoria su tutto il fronte del magnate lascia intravedere scarse possibilità di successo di questa strategia.
Trump attacca Hillary Clinton: "Se fosse un uomo non oltre il 5%" - Non c'è ancora la certezza matematica, ma Trump continua a correre e guarda già alla sfida finale con Hillary che attacca con crescente aggressività. Così dal suo quartier generale alla Trump Tower di Manhattan arriva a dire che "se Hillary fosse un uomo non prenderebbe più del 5% dei voti". Ripete che la Clinton presidente "sarebbe orribile. Si guardi a Bengasi, alla Siria. Non ha la forza per fronteggiare la Cina". Mentre di se stesso dice "sono un unificatore".
Hillary Clinton: "Unità per vincere" - Di unità parla anche la frontrunner democratica a Filadelfia: "Uniremo il nostro partito per vincere queste elezioni", dice dal palco, accompagnata dall'urlo di gioia che adesso va facendosi Stato dopo Stato più fragoroso. "Tornerò qui con la maggioranza dei voti e dei delegati vincolati", promette. Sono così prove generali di vittoria a Filadelfia, dove si terrà la convention democratica a luglio che incoronerà ufficialmente il candidato presidente per lo scontro finale per la Casa Bianca.
Allo sfidante Bernie Sanders, la Clinton riserva ormai poco più che ringraziamenti. Le energie sono rivolte altrove.
Sanders: "Gara finita" - E Sanders sa bene che l'impresa di soffiare all'ex First Lady la nomination è ormai impossibile. Il senatore del Vermont ammette che la gara per la nomination è finita e che non riuscirà ad ottenere abbastanza delegati per battere la rivale. Tuttavia non ha intenzione di abbandonare la corsa, e spiega che rimarrà "fino all'ultimo voto". L'obiettivo è andare alla Convention democratica di Filadelfia con il maggior numero di delegati possibile "a combattere per una piattaforma progressista del partito".