NELLE SALE ITALIANE DAL 28 APRILE

Zeta, arriva la prima storia hip hop made in Italy

Da Fedez a Ensi, i rapper italiani insieme nel film di Cosimo Alemà: "Una storia d'amore, musica e rivalsa..."

di Antonella Fagà

Esce nelle sale il 28 aprile Zeta, che il regista Cosimo Alemà, prolifico videoclip maker, definisce "una storia hip hop, sull'amore, la musica e l'amicizia". Sul set, oltre ai tre giovani attori protagonisti, Diego Germini in arte Izi, Jacopo Olmo Antinori e Irene Vetere, tutto il Gotha della musica rap made in Italy, da Ensi a Tormento, passando per Baby K e Low Low, che all'anteprima milanese hanno sfilato sul red carpet come star di Hollywood. "E' un film che cerca il dialogo coi giovani e il rap è il canale giusto per dialogare, soprattutto in questo momento", spiega Alemà.

Il film giusto nel momento giusto quindi. “E' da un po' che i ragazzi italiani non vanno al cinema a vedere un film italiano e questa potrebbe essere l'occasione, non solo perché ci sono i rapper, ma anche perché c'è una storia che li rappresenta", dice Ensi, tra i rapper più "navigati" e noti del cast. Una storia che accomuna molti degli artisti della scena musicale hip hop: "A tutti noi è successo un po' come ad Alex, il protagonista del film, molte delle situazioni che vedrete le abbiamo passate anche noi", racconta LowLow, 21 anni, tra i più giovani e promettenti esponenti del genere rap.

Un film per tutti quindi, dal professore di italiano al quattordicenne con sogni di gloria nel cassetto, ma soprattutto un film made in Italy: "In Italia un film che descriva così bene il rap dalla strada ai palchi grossi, alle grandi major ci voleva ed è l'unico al momento nel suo genere", continua LowLow. "E' un film che parla di alcuni archetipi della vita la famiglia, l'amore, l'amicizia. Anzi la famiglia prima di tutto, da cui poi derivano l'amore e l'amicizia. Se conosci il rap invece quello che vedi è il rapper che si scontra proprio con questi archetipi...la storia di un ragazzo, la voglia di non mollare dopo gli insuccessi. Fare il rapper non è così facile come si pensa, ci sono ostacoli e gavette da superare. Le cose vanno fatte con passione senza voler arrivare per forza al successo e ai soldi..." dice Rancore, rapper romano di origini egiziane (Tarek il suo nome all'anagrafe) sofisticato e un po' "di nicchia".

Zeta è la storia di Alex (Diego IZI Germini), alias Zeta, che in coppia con l'amico Marco (Jacopo Olmo Antinori) cerca di sfondare nel mondo dell'hip hop. Con loro c'è Gaia, una bravissima Irene Vetere alla sua prima esperienza cinematografica, fidanzata di Marco, ma innamorata di Alex. Sullo sfondo una non meglio identificata periferia romana, fatta di casermoni, prati incolti, il mercato del pesce, il piccolo spaccio e "salotti" a cielo aperto, da cui i tre vogliono fuggire a tutti i costi. Ai margini, la Roma dei soldi, dei party privè all'insegna di musica, coca e belle donne. E' lì che Alex approda, quando il suo sogno diventa inaspettatamente realtà . Ed è allora che il gioco si fa duro. Per tutti. Da gestire il ragazzo avrà non solo un mondo crudele e spietato, in cui il successo è spesso effimero, ma anche tutti i suoi demoni e la sua confusione per superare la linea d’ombra e capire fino in fondo cosa desidera. Tra tanta musica rap, con gli oltre venti artisti coinvolti, che ruotano attorno al personaggio principale, compresa una appassionata freestyle battle finale con uno spareggio tra Ensi e IZI si snoda così una trama semplice, a tratti debole, che spesso rischia di scivolare nel retorico e nel banale, ma che riesce, proprio in virtù della sua semplicità a restare su quel piano di realtà che la rende credibile. Ottimo il montaggio, suggestive alcune riprese.

"Il valore aggiunto per rendere il film meno retorico?" risponde Alemà: "Raccontare con estrema onestà e semplicità la realtà, senza filtri e fronzoli. Mi interessava indagare su quel senso di inadeguatezza latente che da giovane provavo di fronte al futuro, al mondo del lavoro, alle realtà diverse dalla mia, di fronte all’ineluttabilità della vita stessa e che sono le stesse che credo provino i giovani di oggi. Con Riccardo Brun (co-sceneggiatore), nella scrittura del film, abbiamo voluto quindi portare in scena tutto questo, per cercare di rappresentare come può sentirsi oggi un ragazzo di fronte ad una realtà difficile e respingente. Cosa desidera Alex? Quali sono le sue prospettive, le sue paure?". "La storia di Izi è un po' il percorso che noi tutti bene o male abbiamo vissuto, con quel desiderio di rivalsa, che tutti noi abbiamo avuto e che ci porta a dire: se ce l'ha fatta lui posso farcela anch'io. C'è la voglia di superare i limiti imposti, ma anche quelli personali e la chiave del film secondo me è proprio questa", aggiunge Ensi.

"Il film si rifà molto alla mia vita, mi ci ritrovo molto. Io vengo da Cogoleto, un paese della periferia genovese e come Alex (Zeta) nel film non avevo i soldi neanche per registrare. E con il personaggio ho in comune molte cose, dalla lotta per affermarmi come rapper, fino ad arrivare al diabete, "mostro" con cui combatto da anni, come Alex/Zeta", spiega Diego Germini in arte Izi, che in questi giorni sta spopolando con il video del suo singolo Chic, che ha superato il milione di visualizzazioni.

Un tempo delle mele in chiave rap insomma con cui Alemà cerca di parlare ai giovani con il linguaggio a loro più comprensibile, quello della musica. "Edy Angelillo (l'attrice appare nel film, ndr) mi ha fatto un grande complimento, mi ha detto che Zeta è Il tempo delle mele del 2016. E' non mi vergogno a dire che quello è il film a cui ho sempre pensato, e lo sto dicendo seriamente. Quando uscì quello era un film che raccontava come vivevano i ragazzi e fotografava una realtà precisa dei giovani e delle loro dinamiche, mostrando quale era la vita che vivevano. Lo stesso vale per Zeta", confessa il regista "Avevo voglia di raccontare una storia d'amore e fare un film anche sul mio amore personale per la musica, che è quello che vedo anche oggi tra i ragazzi, perché l'hip hop è la prima cultura musicale che appassiona i giovani oggi ed è ora per loro quello che per noi erano altri generi trent'anni fa".