Nonostante l’introduzione, con la legge di Stabilità 2016, dell’obbligo per commercianti e professionisti di accettare il pagamento con carte di credito e bancomat senza limite di importo, ancora molte attività non si sono munite del POS, andando incontro a sanzioni e contro la volontà della clientela.
Sì, perché secondo una ricerca condotta da Doxa la maggior parte degli italiani intervistati, il 79%, preferirebbe il pagamento con carta elettronica al contante, tanto da essere d’accordo con l’obbligo introdotto con la legge di Stabilità. Ben il 64% è favorevole alle sanzioni in caso di mancato adeguamento alla normativa.
Ad oggi, stando ai dati del centro ricerche, utilizza carte o bancomat frequentemente il 73% degli italiani di cui il 35% almeno tre volte a settimana e il 38% fino a due volte.
L’utilizzo sempre maggiore di carte di credito e bancomat, anche per importi relativamente bassi, ha comportato una diminuzione delle cifra media pagata mediante strumenti diversi dal contante. Secondo l’Osservatorio Carte di credito tale media sarebbe passata dagli 87 euro del 2013 agli 84 del 2014.
Al contrario, però, lo stesso Osservatorio ha registrato anche un aumento delle transazioni effettuate con strumenti elettronici: +6,5%, riportando così un’accelerazione rispetto al +5,4% che ha interessato l’anno precedente.
Per il 2015, sebbene i dati siano ancora parziali, l’Osservatorio ha rilevato una nuova crescita. Le transazioni effettuate mediante carte di credito, nei primi sei mesi dello scorso anno, avrebbero infatti riportato una crescita del 2% rispetto allo stesso periodo del 2014, passando dalle circa 645 milioni di operazioni a 658 milioni.
Bisogna comunque sottolineare che, nonostante gli ottimistici dati diffusa da Doxa, l’Italia è ancora piuttosto indietro rispetto ad altri Paesi europei. Secondo un recente studio in Italia, nel 2014, sarebbero state registrate 38,2 transazioni pro capite, contro le 97,7 della media Ue, i 166 del Regno Unito e i 130 della Francia. Peggio dell’Italia fanno solo Romania e Grecia.