La Corte d'Assise di Varese ha assolto due carabinieri e sei poliziotti nel processo sulla morte di Giuseppe Uva, l'operaio deceduto in ospedale nel giugno del 2008 dopo aver trascorso la notte nella caserma della città. Gli otto imputati erano accusati di omicidio preterintenzionale. Dopo la lettura della sentenza i militari e gli agenti si sono abbracciati mentre la sorella di Uva è uscita dall'aula gridando "maledetti, continueremo la battaglia".
Secondo i familiari, parti civili nel processo, Uva aveva subito violenze da parte delle forze dell'ordine, dopo essere stato fermato assieme all'amico Alberto Biggiogero mentre, ubriaco, spostava alcune transenne nel centro di Varese. Di diverso avviso i giudici che hanno disposto una sentenza di assoluzione per gli otto imputati.
Due carabinieri (Paolo Righetto e Stefano Dal Bosco) e sei poliziotti (Giocchino Rubino, Luigi Empirio, Pierfrancesco Colucci, Francesco Barone Focarelli, Bruno Belisario e Vito Capuano) erano finiti sotto processo con diverse accuse: omicidio preterintenzionale, abbandono di incapace, arresto illegale e abuso di autorità. Era stato lo stesso procuratore Daniela Borgonovo a chiedere l'assoluzione.
In aula, durante la sua requisitoria, il magistrato aveva definito "assolutamente legittima" la condotta dei carabinieri e poliziotti intervenuti nel tentativo di contenere Uva che, insieme all'amico Biggioggero, stava dando in escandescenze. Secondo la rappresentante della pubblica accusa, le forze dell'ordine, quella sera, "non hanno fatto altro che il loro dovere", si sono comportati in modo "proporzionato" alla situazione e soprattutto "conforme alla legge".
Carabiniere: "Finalmente è stata fatta giustizia" - "Finalmente è stata fatta giustizia", ha detto uscendo dall'aula un carabiniere, Stefano Dal Bosco, dopo l'assoluzione. "Eravamo tranquilli - ha proseguito - perché quella notte non è successo nulla e nessuno di noi ha commesso reati. Non poteva andare diversamente".
La sorella di Uva: "Assolti perché il fatto non sussiste" - Lucia Uva, sorella di Giuseppe, si era presentata in aula con una maglietta con stampata la foto del fratello e la scritta "Giuseppe Uva-aspetto giustizia". Dopo la sentenza ha indossato un'altra t-shirt con la scritta "assolti perché il fatto non sussiste".