L'incremento rilevato nell'Eurozona, dove i prezzi degli immobili sono cresciuti mediamente del +2,9% nel quarto trimestre del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014, non trova riscontro in Italia.
L'incremento rilevato nell'Eurozona, dove i prezzi degli immobili sono cresciuti mediamente del +2,9% nel quarto trimestre del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014, non trova riscontro in Italia. Secondo l'Eurostat, nel nostro Paese i prezzi degli immobili sono diminuiti dello 0,9% su base annua. Una discesa che (probabilmente) proseguirà fino al 2017, almeno per quanto riguarda le abitazioni residenziali.
Uno studio realizzato dalla RUR per conto di YARD, una società di servizi immobiliari e valutazione, stima che i prezzi delle abitazioni residenziali scenderanno tanto nel 2016 (-2,4%) quanto nel 2017 (-2,9%) per tornare a crescere solo nel 2018 (+5,5%). Lo studio osserva che il calo dei prezzi sarà accompagnato da un contemporaneo aumento delle compravendite che cresceranno sia nel 2016 (+4,8%) che nei due anni successivi (+8,7% nel 2017 e +5,9% nel 2018).
La maggiore disponibilità delle banche a concedere finanziamenti per l'acquisto di un immobile registrata dall'ABI nel 2015 (lo scorso anno i mutui sono cresciuti del 97,1% su base annua) non dovrebbe esaurirsi nel 2016, contribuendo ad incentivare la ripresa del mercato immobiliare.
A trarne beneficio potrebbero essere le imprese edili che negli anni della crisi economica hanno pagato uno dei prezzi più alti: secondo il 10° Report Fillea CGIL sul sistema delle costruzioni, dal 2008 in poi sono stati bruciati 528mila posti di lavoro – la maggior parte dei quali nel Mezzogiorno, osserva il report –, che diventano 800mila considerando anche l'indotto e i settori collegati al comparto delle costruzioni.
Nel corso dell'ultimo anno, però, il settore edile ha lanciato i primi segnali di ripresa. Seppure lontani dai livelli precedenti la crisi economica – nel 2008 si registrarono 1.600 mila fallimenti tra le imprese edili –, gli ultimi dati del CERVED certificano una prima inversione di tendenza rispetto al passato recente: nel 2015 sono fallite 3.200 mila imprese, in calo rispetto all'anno precedente. Quando ne fallirono 3.500.