#l’Italia(non)riparte

Matteo, quanto ci costi?

Una continua campagna elettorale, quella di Renzi, perennemente in atto, che è partita pochi giorni dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi

di Mario De Scalzi

Ogni volta che il governo fa uno scivolone, una parte (una grossa parte) degli italiani paga e un'altra (piccola) parte gode. Una volta col Jobs act: di fatto una serie di agevolazioni che finiscono per favorire soprattutto gli industriali ma che, appena esaurite, riinchiodano la disoccupazione ai livelli precedenti. Un'altra volta col risiko bancario che avrà salvato anche gli istituti ma ha lasciato dietro di sé lacrime e sangue tra i correntisti. Un'altra con il bonus da 80 euro al mese ai lavoratori dipendenti (160 euro a famiglia, nel caso due di loro siano uniti in matrimonio). Un'altra ancora annunciando (guarda caso in pieno coinvolgimento dell'esecutivo nel pantano di trivelle e Tempa Rossa) l'estensione di quel bonus alle pensioni minime. Per non parlare della tanto strombazzata diminuzione delle tasse che appare e scompare a seconda delle convenienze politiche dal tavolo di governo. Una continua campagna elettorale quella di Renzi, perennemente in atto che è partita pochi giorni dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi.

Perché ha un bel dire il presidente del Consiglio che l'Italia riparte, che la nave va: a noi sembra ormeggiata al molo della deflazione, al tasso di crescita del Pil tra i più bassi d’Europa, alla corruzione tra le più alte del Vecchio continente, alla Borsa in caduta libera, al cronico deficit statale, alla magistratura più lenta ad andare a sentenza (parole del premier come se lui non fosse al governo del Paese da oltre due anni con in mano il bastone delle tanto strombazzate riforme).

Tutte cose che costano. Costano molto. E che qualcuno deve pagare. Indovinate chi? Ma i contribuenti, naturalmente! Perché i provvedimenti del governo con una mano danno, ma con l'altra tolgono. La prova sta nell'incapacità di mantenere sotto controllo l'ingordigia degli enti locali e dei loro deficit stellari. Il governo regala 80 euro? E Comuni e Regioni aumentano Imu, addizionali Irpef, imposte di scopo (quando non se ne inventano di nuove!) come Tasi e Tarsu.

Nel frattempo mantengono una pletora di consigli di amministrazione di trombati in una miriade di municipalizzate che non riescono MAI ad andare in attivo. Per non parlare delle province, non ancora eliminate che già hanno trasferito tutti i dipendenti ad altri enti locali! Insomma stiamo parlando di assistenzialismo di marca, come Renzi, cattocomunista. Un assistenzialismo che potevamo permetterci negli anni del boom. Ma certamente non oggi quando, parafrasando il premier, #l’Italia(non)riparte!