Gli anni della crisi hanno sancito, in Italia e in Europa, nuovi modelli di sviluppo sociale, caratterizzati talvolta da una più oculata gestione delle risorse. In alcuni casi la necessità di spending review ha provocato tagli ai servizi, indebolendo in questo modo alcuni segmenti di welfare.
Le lacune, però, possono essere colmate tramite il welfare aziendale, uno strumento che consente alle imprese di offrire benefit e servizi ai dipendenti (sostegno al reddito familiare, spese mediche o rimborsi sulle spese destinate allo studio dei figli), favorevoli cioè a “tradurre” i premi di risultato in servizi di welfare.
La Legge di Stabilità 2016 introduce in questo senso alcune novità in materia, che prevedono vantaggi contributivi tanto per le aziende quanto per i lavoratori. In questo modo vengono offerti servizi che rappresenterebbero un ulteriore sostegno ai dipendenti (e alle famiglie), favorendo potere d'acquisto e spesa.
Non è un aspetto trascurabile, molto più in un contesto di risalita economica. Secondo l'Istat, infatti, il potere d'acquisto delle famiglie italiane, vale a dire il loro reddito reale, è cresciuto (dopo otto anni) dello 0,8% nel 2015. La spesa delle famiglie per i consumi, invece, ha fatto segnare un +1%. E per incrementare i livelli produttivi, rimettendo così in moto il sistema economico, è opportuno agire anche sulla qualità dell'ambiente di lavoro.
Stando ad una recente indagine (il primo Rapporto nazionale sul Welfare nelle piccole e medie imprese promosso da Generali Italia, Confindustria e Confagricoltura) le misure di welfare aziendali sono più frequenti nelle imprese di oltre cento lavoratori, che stanno mostrando una maggiore propensione a investimenti che incentivino la qualità della vita dei dipendenti.
Non mancano temi su cui le imprese italiane si mostrano ancora indietro, quali asili nido aziendali o attività (culturali o sportive) al fine di conciliare tempo libero e vita professionale. Più diffusi fondi sanitarie e polizze assicurative. In generale, però, uno strumento volto a integrare servizi e sostegno alle famiglie, può rivelarsi una forma di incentivo non indifferente, in grado anche di accrescere la competitività delle imprese.
Non è un caso, insomma, se sempre più aziende, anche di piccole dimensioni, si dicono favorevoli ad un quadro normativo che renda il processo più chiaro e più accessibile. Secondo l'indagine condotta da Marsh (leader nell'intermediazione assicurativa e nella consulenza sui rischi) e Edenred (azienda leader nel settore del welfare aziendale e dei benefit per i dipendenti) in sei casi su dieci, tra le imprese di grandi dimensioni, considerano le nuove misure previste dal governo utili anche nelle negoziazioni sindacali.
Tuttavia oltre la metà del campione (186 le imprese in totale) ritiene che non tutte le aziende abbiano dalla loro le competenze e le risorse necessarie, una preoccupazione che tra le imprese sotto i 50 dipendenti sale al 70%. Al contrario, in paesi come Regno Unito e, a seguire, Svezia e Germania, le imprese sfruttano da tempo queste potenzialità.