La Cassazione ha respinto il ricorso della difesa di Alberto Stasi contro il "no" alla revisione del processo pronunciato dalla Corte di Appello di Brescia a ottobre. Il giovane è stato condannato a 16 anni di reclusione per aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi a Garlasco il 13 agosto 2007. Anche per gli 'ermellini', quindi, non ci sono prove nuove per riaprire il caso. Il verdetto è stato emesso dalla Prima sezione penale della Suprema Corte.
Le motivazioni della Corte d'Appello Ad avviso della Corte di Brescia, gli elementi di novità proposti dalla difesa di Stasi a sostegno dell'istanza di revisione "non sono stati ritenuti prove nuove in quanto trattasi di elementi noti e già valutati". Si tratta una consulenza tecnica che segnalava frammenti di impronte vicino a quelle di Stasi, una nota tecnica, allegata al verbale delle operazioni eseguite dal Ris nell'ottobre 2007, che si riferiva a micro crosticine di sapone sul dispenser, e una fotografia del Ris che mostra quattro capelli nel lavandino del bagno.
"Gli elementi fattuali che si vorrebbero provare con le prove nuove non sono stati ritenuti idonei a dimostrare, ove eventualmente accertati, che il condannato, attraverso il riesame di tutte le prove, debba essere prosciolto, permanendo la valenza indiziaria di altri numerosi e gravi elementi non toccati dalle prove nuove", ha scritto la Corte d'Appello di Brescia nell'ordinanza contestata, senza successo, in Cassazione dalla difesa di Stasi. Tra circa un mese si conosceranno le motivazioni del verdetto della Cassazione.
I legali della famiglia Poggi: "Tentativi vani di ribaltare il progetto" "I numerosi tentativi di ribaltare l'esito del processo effettuati in questi anni non hanno avuto effetto. La decisione della Cassazione conferma ancora una volta la responsabilità di Stasi al di là di ogni ragionevole dubbio". Così i legali dei familiari di Chiara Poggi, gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna.