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Libia, il "premier ribelle" Khalifa Al Ghwell ha lasciato Tripoli

Il leader dei miliziani, tornato nella "sua" Misurata, si era opposto all'ingresso del governo di unità nazionale designato dall'Onu

Il premier dell'autoproclamato governo di Tripoli, Khalifa Al Ghwell, ha lasciato la capitale nella notte ed è tornato nella sua città natale Misurata. Lo rende noto il Libya Herald. Nei giorni scorsi il leader dei miliziani si era opposto all'ingresso del governo di unità nazionale designato dall'Onu e guidato da Fayez Al Sarraj. E' stato il Consiglio degli anziani di Misurata a fare pressioni su Al Ghwell: "Ormai è finita, devi abbandonare la causa".

L'ufficio del premier "è stato occupato da elementi del comitato temporaneo della presidenza, i file e i computer sono stati confiscati", riferiscono i media libici. La decisione di lasciare la capitale è arrivata "dopo che il consiglio degli anziani di Misurata ha minacciato di destituire" lo stesso Ghwell.

La delegazione di Misurata si è "poi recata a piazza dei Martiri, dove uno dei leader delle milizie, Salah Badi, aveva organizzato una manifestazione contro Sarraj. Anche a lui hanno detto di andarsene, e Badi lo ha fatto".

Dieci città "rompono" con Tripoli - Dieci città libiche, tra le quali anche Zawiya e Sabrata, hanno formalmente rotto l'alleanza con il Congresso di Tripoli (Gnc) e deciso di sostenere il governo di unità di Fayez Al Sarraj. In un comunicato, pubblicato su Facebook, i responsabili salutano l'arrivo a Tripoli del consiglio presidenziale libico e fanno appello al nuovo governo perché metta "fine a ogni conflitto armato nel Paese".

Si tratta di un duro colpo per il governo di Tripoli, sostenuto dalla coalizione di milizie islamiste Fajr Libya, che ha bollato come "illegale" l'arrivo di Sarraj nella capitale, esortandolo ad andarsene. E' dalla metà del 2014 che la Libia ha due amministrazioni, da quando Fajr Libya prese il controllo di Tripoli, costringendo il parlamento riconosciuto dalla comunità internazionale a riparare a Tobruk, nell'Est del Paese.

Renzi: "Pronti ad aiutare non vuol dire bombardare" - In merito alla questione Libia, il premier Matteo Renzi ha sottolineato che la leadership dell'Italia "significa che siamo pronti a dare una mano dal punto di vista degli aiuti sociali, delle forze di polizia, della cooperazione internazionale, non che ci alziamo la mattina e andiamo a bombardare qualcuno".

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