Nel corso di una vita il cuore batte in media tre miliardi di volte. Un lavoro enorme, che è ancora più difficile in quei bimbi che nascono con un cuore "univentricolare", in cui cioè funziona un solo ventricolo. Questa malformazione compare in 2-3 neonati ogni mille, ma grazie a un intervento chirurgico sperimentato presso l'Ospedale Niguarda di Milano potrà essere restituita ai piccoli una vita il più possibile "normale". La tecnica consiste in tre step e in un costante monitoraggio post-operatorio.
Normalmente i bimbi con cuore univentricolare non manifestano particolari disturbi alla nascita, perché durante la vita fetale respiravano grazie alla madre. Col passare dei giorni, però, si verificano conseguenze più serie.
"I bimbi respirano male - spiega Stefano Marianeschi, responsabile di cardiochirurgia pediatrica del Niguarda - e sono più esposti a complicazioni polmonari e possono avere una crescita rallentata. Inoltre a causa della scarsa ossigenazione, possono apparire cianotici". Questa anomalia cardiaca si può scoprire anche grazie a un'ecografia, quando il bimbo è ancora nella pancia della mamma.
Intervento in tre step - "Il primo step - osserva l'esperto - avviene entro il mese di vita, il secondo entro l'anno e l'ultimo entro i 4-5 anni del bambino". Con queste procedure si va a ridisegnare l'anatomia dei vasi sanguigni, in modo che il sangue da ossigenare vada direttamente ai polmoni senza passare dal cuore. "Creata questa connessione - prosegue Marianeschi - l'unico ventricolo funzionante riceve il sangue ossigenato di ritorno dai polmoni ed è in grado di pomparlo in aorta senza problemi di mescolamento".
Dopo gli interventi il bimbo sarà costantemente monitorato, per scongiurare complicanze e per intervenire tempestivamente nel caso siano necessari ulteriori trattamenti.