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Morta vedova Christopher Reeve

Per un cancro ai polmoni, aveva 44 anni

La vicenda di Christopher Reeve, l'indimenticato "Superman" scomparso nel 2004 dopo otto anni vissuti completamente paralizzato, ha avuto il suo epilogo più doloroso. Anche la vedova dell'attore, Dana Morosini Reeve, è morta per un cancro ai polmoni. Aveva solo 44 anni. La donna è deceduta allo Sloan Kettering Memorial Center di New York, il tempio newyorchese per la lotta al cancro. Lascia un figlio di 14 anni.

Dana Reeve, che dopo la scomparsa del marito Christopher ne aveva ereditato il testimone nella battaglia per la ricerca sulle cellule staminali, aveva annunciato la scorsa estate di essere malata. La donna era apparsa in pubblico per l'ultima volta lo scorso novembre, quando aveva partecipato a un galà di beneficenza della Christopher Reeve Paralysis Foundation. "Dana sarà sempre ricordata per la sua passione, per la sua forza e il suo indomito coraggio", ha affermato in una nota Kathy Lewis, portavoce della Fondazione, "Con il marito Christopher affrontò le avversità con grazia e determinazione e portò speranza a milioni di persone in tutto il mondo". 

Dana Morosini Reeve, che aveva antenati veneziani, aveva abbandonato la carriera di attrice quando il marito era rimasto paralizzato. Figlia di un cardiologo italo-americano di New York, la vedova di Reeve parlava abbastanza bene la nostra lingua e durante la sua pur breve carriera aveva lavorato a Broadway e in televisione. Dana Reeve non aveva mai fumato, nè era stato mai un fumatore Christopher Reeve. 

Con questo triste episodio si chiude una vicenda umana e familiare che ha commosso il mondo intero. Prima la rovinosa caduta da cavallo che, nel '96, condannò l'ex Superman di Hollywood a una vita di completa immobilità; quindi gli anni di strenua e coraggiosa lotta di Reeve per continuare, anche in quelle condizioni, a vivere e trasmettere agli altri un messaggio di speranza. Fino alla morte dell'attore, nell'ottobre 2004. Ora la scomparsa di Dana, che era stata accanto al marito durante gli anni della sofferenza continuando fino all'ultimo, come per una missione, a sostenere la ricerca medica e scientifica per trovare terapie efficaci per i traumi al midolle spinale.