LA DECISIONE DEL TRIBUNALE DI MILANO

Eni, tangenti in Nigeria: tutti assolti perché "il fatto non sussiste"

La società e i vertici, Scaroni e Descalzi, risultavano indagati insieme a Shell per la presunta corruzione internazionale legata all'acquisizione dei diritti di esplorazione di un blocco petrolifero

Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, e il suo predecessore Paolo Scaroni sono stati assolti dal Tribunale di Milano: entrambi erano coinvolti nel processo per corruzione internazionale per l'acquisizione dei diritti di esplorazione del blocco petrolifero Opl 245 in Nigeria. Eni era imputata nel procedimento insieme a Shell. I giudici hanno assolto tutti i 15 soggetti, società comprese, perché "il fatto non sussiste".

Tutti scagionati - Risultano quindi scagionati, oltre a Scaroni e Descalzi, anche gli allora manager operativi nel Paese, i presunti intermediari, Shell con i suoi quattro ex dirigenti e l'ex ministro del Petrolio nigeriano Dan Etete.

Le richieste della Procura - La Procura, rappresentata dal procuratore aggiunto fabio De Pasquale e dal pm Sergio Spadaro, aveva chiesto di condannare tutti gli imputati, proponendo 8 anni di carcere ciascuno per Descalzi e Scaroni, e di confiscare in solido a Eni, Shell e agli altri imputati un miliardo e 92 milioni di dollari, somma che equivale al prezzo della presunta maxi mazzetta che sarebbe stata intascata da una cerchia di politici nigeriani.