"Illustrissimo presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, sono trascorsi cinque anni da quel tremendo e assurdo giorno in cui abbiamo perso le nostre figlie, nulla è stato fatto se non tentare di insabbiare questa immane tragedia da parte sicuramente di alcuni soggetti della magistratura spagnola, non escludendo il governo catalano e quello centrale, i quali sono rimasti in disparte e in silenzio". Inizia così la lunga lettera indirizzata al capo dello Stato dai genitori di Elena Maestrini, di Bagno di Gavorrano (Grosseto), che insieme ad altre dodici ragazze italiane, tutte studentesse Erasmus, il 20 marzo del 2016 perse la vita in un incidente stradale avvenuto al chilometro 333 dell'autostrada Ap7, che collega Valencia e Barcellona, all'altezza di Freginals, in Catalogna.
Le studentesse italiane viaggiavano su un pullman che le stava riportando a Barcellona dopo essere state a Valencia per una festa. Il bus, all'alba del 20 marzo, si schiantò contro il guardrail. "Tre tentativi di archiviazione e altrettanti ricorsi da parte dei genitori - ricordano nella lettera il padre e la madre di Elena - Siamo stanchi della solidarietà ipocrita e delle promesse virtuali dei politici fatte nei momenti di ricordo delle nostre ragazze, è il momento di passare ai fatti e di dimostrare con atti veri la vicinanza e l'affetto a chi è stata negata una vita a causa di incompetenze e superficialità". "Il dolore è immane e la nostra ormai unica speranza, oltre a quella di dare giustizia e verità alle nostre ragazze, è di provare a sensibilizzare i nostri legislatori affinché dai terribili errori e leggerezze occorse alle nostre ragazze siano emesse nuove normative in materia di sicurezza dei viaggi in autobus a tutela per tutti quei giovani che continueranno a compiere esperienze di vita e d'integrazione socioculturale grazie anche a Erasmus", scrivono.
I genitori della ragazza di Bagno di Gavorrano giudicano "inaccettabile che la magistratura italiana non abbia aperto un'inchiesta parallela il giorno successivo a questa tragedia", sottolineano che "nessuno ad oggi si è impegnato fattivamente, sostenendoci in questa lunga lotta senza fine", ma esprimono l'augurio "che da adesso lo stato italiano, Erasmus Plus, le università delle nostre ragazze e infine non per ultimo le Regioni di provenienza delle studentesse, oltre a futili e inutili proclami, dimostrino la loro seria e concreta volontà di costituirsi parte civile" perché fino ad ora "soltanto la tenacia di noi genitori è riuscita per il momento a mantenere aperto uno spiraglio per conoscere la verità e dare forse un giorno giustizia". Infine, i genitori della giovane studentessa toscana ribadiscono che "l'amarezza è immensa, il dolore infinito, ma non ci arrenderemo, continueremo sino all'ultimo respiro a mantenere alta l'attenzione e la memoria, senza dimenticare le altre ragazze, anche loro figlie di una Europa troppo giovane".