La proposta dell'Europa di imporre dazi a Cina e vietnam sull'esportazione delle scarpe nei Paesi dell'Unione è una misura necessaria ma non sufficiente. Sono in molti a pensarla così, dal deputato An Maurizio Gasparri, al presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, mentre dall'altra parte la Cina considera quel passo una "discriminazione".
Commentando la decisione di Bruxelles, Gasparri fa notare che l'Italia è ancora un "Paese gruviera" aperto "a tutte le colonizzazioni industriali e finanziarie, francesi, spagnole ed olandesi" e sottolinea come "soltanto il centrodestra" e al suo "interno soltanto Alleanza Nazionale" possono "farsi carico di una chiara azione di difesa dell'interesse nazionale".
"Bisogna agire con determinazione" prosegue Gasparri "per bloccare una concorrenza sleale basata sulla violazione di qualsiasi regola sociale ed ambientale, e sul disprezzo dei diritti umani che si verifica in Cina e in altri Paesi asiatici. Era ora che l'Europa reagisse in maniera significativa, ma non basta. Bisogna fare di più", continua l'esponente di An.
Difendersi dall'invasione dei prodotti a basso costo ma non solo. E', infatti, ora che "in Italia tutti gli euro-sognatori" aprano "gli occhi" anche "di fronte al caso francese", sottolinea Gasparri, ricordando che "il governo transalpino ha bloccato gli investimenti dell'Enel".
"Fino a quando noi dobbiamo essere il Paese gruviera aperto a tutte le colonizzazioni industriali e finanziarie, francesi, spagnole ed olandesi, e trovarci porte chiuse quando sono le nostre imprese a ipotizzare nostri investimenti all'estero?", si chiede il deputato di An. Occorre, dunque, rifondare l'Europa e ricostruirla "con regole davvero comuni. Non possiamo essere liberisti ad ogni costo, aperti a tutto e tutti e vedere impedita la crescita e la libera concorrenza da parte delle nostre imprese. I principi liberali devono valere ovunque. Ma in ogni caso dobbiamo difendere il nostro interesse nazionale", conclude l'esponente di An.
Dall'altra parte, la Cina considera "una discriminazione" e una "violazione dei principi del libero commercio" la proposta di introdurre un' imposta aggiuntiva sulle esportazioni di scarpe cinesi in Europa. La proposta e' stata avanzata dal commissario europeo al commercio Peter Mandelson.
In una dichiarazione diffusa sul sito Internet del ministero del commercio cinese, il suo portavoce Chong Quan afferma che le accuse europee "non hanno alcun fondamento". "L'industria cinese delle scarpe" sostiene il portavoce "è in larga parte privata ed è completamente aperta agli investimenti stranieri". Mandelson ha affermato che esistono "convincenti prove" che in Cina e Vietnam l'industria delle scarpe riceve pesanti aiuti statali in violazione delle regole sottoscritte nel quadro degli accordi mondiali sul commercio. Il commissario ha proposto un' "imposta provvisoria" del 19,4 per cento per i prodotti cinesi e del 16,8 per quelli vietnamiti. L' imposta, secondo la proposta di Mandelson, dovrebbe essere applicata progressivamente partendo da un livello del 4 per cento, per arrivare ai limiti stabiliti nel giro di cinque mesi.
Mandelson ha aggiunto che "non si tratta di protezionismo". Inoltre, ha detto il commissario, "sono stati recati evidenti danni" all' industria europea delle scarpe, che dal 2001 ha perso il 30 per cento del proprio mercato.
Ma un'altra voce autorevole che ha fatto notare come la misura dei dazi proposta da Mandelson non basta è quella di Luca Cordero di Montezemolo. La proposta di Mandelsono parla di imporre dazi provvisori contro i due paesi asiatici, da applicare per cinque mesi e in modo progressivo. Le tariffe indicate da Mandelson sono pari al 19,4% per la Cina e al 16,8% per il Vietnam, partendo da un'aliquota di circa il 4%.
L'ex ministro dell'Industria britannico ha inoltre sottolineato che le misure escludono le scarpe per bambini, per evitare di colpire le famiglie numerose, e quelle sportive "ad alta tecnologia", settore nel quale, ha precisato, "l'Europa non ha la produzione sufficiente per dimostrare che il dumping arrechi un danno".
In un incontro con la stampa, Mandelson ha dato altri dettagli sulle misure, affrontando anche temi più generali come i rapporti con Pechino o il commercio internazionale. Attese da tempo - l'inchiesta antidumping di Bruxelles è infatti partita il 7 luglio 2005 - le decisioni di Mandelson sono state accolte dall'Italia con una bordata di reazioni negative, anche se con tonalità diverse. Sottolineata l'importanza per l'Italia che Bruxelles abbia riconosciuto le pratiche commerciali illegali asiatici, fatto non scontato fino a poche settimane fa, le misure di Mandelson sono state ritenute chiaramente "insufficienti" da più parti.
Lo hanno rilevato il viceministro alle Attività produttive, Adolfo Urso, e Montezemolo: "Non siamo soddisfatti" ha detto il leader degli industriali "perchè le misure non sono sufficienti". Dal canto suo il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha ricordato di aver chiesto ormai "da anni" dazi contro i prodotti dell'Oriente. Appurato quindi, e registrato ufficialmente, il dumping di Cina e Vietnam, il governo italiano punterà ora a rafforzare i dazi, in vista dei prossimi appuntamenti al comitato antidumping dei 25, dove le decisioni si prendono a maggioranza assoluta.
"Abbiamo un mese di tempo, la partita in realtà è appena iniziata", affermano fonti di Bruxelles che non nascondono la loro insoddisfazione per l'entità dei dazi, rilevando inoltre l'anomalia del meccanismo progressivo dei dazi e il peso significativo dell'esclusione delle scarpe per bambini, quelle cioè con un numero fino al 37,5. "Quest'ultima decisione toglie il 55% dell'effetto dei dazi proposti, in un settore che fra l'altro è particolarmente importante per l'Italia", precisano le fonti. E proprio l'esclusione delle scarpe per bambini ha destato sorpresa e ironia: qualche esperto ha infatti commentato che, in realtà, Bruxelles ha oggi si' oggi deciso di avviare dazi, "ma solo per le scarpe con un numero molto alto".
Nonostante i dati negativi di questi ultimi 5 anni (produzione Ue calata del 30%, 40 mila posti di lavoro persi, prezzi all'import diminuiti di oltre il 20%), Mandelson ha sottolineato di credere nel futuro delle scarpe "made in Ue": "Abbiamo organizzazione, tradizione, capacità creativa, secondo me" ha detto "l'industria europea è bene attrezzata per affrontare la concorrenza". Il commissario ha allo stesso tempo ricordato che i dazi antidumping non saranno di grande aiuto "per far sopravvivere le industrie europee non concorrenziali: e d'altra parte, ha aggiunto, non sono qui per questo ma per far rispettare le regole eque del commercio".
Mandelson ha infine ricordato anche quello che rappresenta un attore chiave nella "catena" dei prezzi delle scarpe nei mercati Ue: "per parecchi anni gli importatori ed i negozi al dettaglio hanno beneficiato di prodotti cinesi e vietnamiti a costi molto bassi, che non sono stati trasferiti sui prezzi per i consumatori... importatori e dettaglianti dovrebbero quindi avere ora un margine sufficiente per poter assorbire il dazio antidumping, senza che ciò danneggi i consumatori finali".