Nuova aggressione in Turchia ai danni di un religioso. Secondo quanto riferito dal vicario in Anatolia, monsignor Luigi Padovese, alcuni giovani hanno sfondato la porta del convento di Smirne e hanno percosso padre Martin Kmetec. "Siamo nazionalisti, vi ammazzeremo tutti - hanno gridato i ragazzi che, prima di fuggire, hanno preso per il collo il sacerdote - Allah Akbar (Dio è grande)".
"Ci accusano di distribuire soldi e bibbie gratis per convincere la gente a convertirsi" ed "è come uccidere don Andrea una seconda volta", aveva precedentemente dichiarato il vescovo vicario di Antiochia, monsignor Padovese. "Un'invenzione pura, una storia senza fondamento che gira da anni. Ma è brutto vedere che certi ambienti legati al fanatismo, proprio in occasione di un assassinio, tornino a darle credito", aveva aggiunto Padovese lanciando il suo grido d'allarme, cui i fatti hanno poi dato ragione.
Un clima teso cui monsignor Padovese si augura metta fine il prossimo viaggio del Papa in Turchia: "Era già previsto e la sua caratteristica principale era quella ecumenica. Ora a questo aspetto si aggiungerà un'altra finalità: quella della testimonianza di aiuto alle comunità cristiane, un segno di testimonianza importante".
E' stato proprio Kmetec a riferire al presule la dinamica dell'aggressione avvenuta al grido di "ti uccidiamo", "siamo nazionalisti" e poi "Allah Akbar", "Allah è grande". Il sacerdote cattolico gli ha raccontato che un gruppo di persone, fra i 25 e i 30 anni, ha picchiato violentemente contro la porta della sua abitazione, quindi sono entrati gridando: "Siamo nazionalisti, ti uccidiamo". Don Martin è stato colpito mentre gli aggressori urlavano "Allah Akbar". Poi sono usciti e hanno ripetuto la minaccia: "Ti uccidiamo". Il sacerdote si è subito rivolto alla polizia la quale, però, non sembra aver preso molto sul serio tutto l'accaduto.
Ma esiste un legame tra il presunto assassino di don Santoro e i gruppi ultranazionalisti? Secondo mons. Padovese: "In Turchia si sta creando un clima di questo tipo". Tuttavia, la gran parte della popolazione turca non nutre sentimenti di ostilità verso i cristiani, anzi in queste ore, ha detto il vescovo, "sono state numerose le attestazioni di vicinanza spirituale da parte del popolo turco, ma anche da parte delle autorità religiose e civili, e anche da parte dei partiti politici. Chi commette questi atti fa parte di una minoranza nel Paese, il popolo turco è fatto di gente per bene".
Dopo aver parlato con don Martin Kmetek, il console italiano a Smirne, Michele Tommasi, ha detto che gli aggressori si sono definiti "lupi grigi". Una suora che era presente all'irruzione ha dichiarato inoltre al diplomatico di essere rimasta perplessa da un elemento: "sono rimasta sorpresa del fatto che i giovani sono andati via non scappando, ma tranquillamente, continuando a scandire i loro slogan". Le religiose italiane e ad altri connazionali che vivono nella città (circa 850) hanno chiesto al console italiano di intervenire per tutelarne l'incolumità. Il console si è quindi recato in Questura dove ha avanzato l'istanza di un'adeguata protezione dei cittadini italiani, siano essi religiosi o laici, da parte delle forze dell'ordine locali. Il capo della Polizia ha risposto che i suoi servizi provvederanno alle richieste.