NUOVO ALBUM

La Rappresentante di Lista, libertà di scegliere: "Con 'My Mamma' guardiamo al futuro"

E' uscito il nuovo album del gruppo che si è distinto all'ultimo Festival di Sanremo. Tgcom24 ne ha parlato con loro

di Massimo Longoni

Un universo che esce dalla vagina di una donna, in una rielaborazione pop del quadro "L'origine del mondo". Già dalla copertina si capisce come "My Mamma", il nuovo album de La Rappresentante di Lista, alzi il tiro. Un disco libero da schemi, che esplorando diversi mondi sonori tocca temi come l'ambientalismo e il femminismo, il sesso e la paura del futuro.  

Il progetto, nato dall'incontro fra Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, con "My Mamma" si serve delle canzoni come fossero scatole cinesi: ognuna apre prospettive inattese e sonorità fuori dal comune. Un album che sottolinea il lato più imprevedibile della musica, quella che ancora oggi riesce a trovare vie espressive inedite. Ma è anche un album figlio dell'incontro tra musicisti, produttori, attori e artisti, un disco di proprietà e di condivisione, firmato da un gruppo temerario. Il gruppo ha portato sul palco del Festival di Sanremo la propria poetica ed estetica, tornando a casa con un settimo posto e consensi pressoché unanimi.
 

Partiamo da Sanremo: avete avvertito questa esperienza come un possibile momento di svolta per la vostra popolarità?

Veronica: Nei giorni precedenti al Festival siamo stati troppo concentrati sulle performance che dovevamo affrontare. Il resto lo stiamo vivendo serenamente. Il nostro team di lavoro non ci dà pressione, ci lascia liberi di occuparci solo dell'aspetto musicale. 

Dario: Finora abbiamo avuto una crescita lineare. Non abbiamo mai amato né cercato quelle crescite esponenziali che ti fanno arrivare sulla cresta dell'onda all'improvviso. Abbiamo costruito il nostro percorso passo dopo passo e anche questo Festival è stato per noi così. Un'altra tappa, una vetrina stratosferica. Siamo curiosi di capire se il pubblico dopo averci visti andrà a cercare le cose che abbiamo fatto in passato.   

"Amare", il brano che avete portato al Festival, è l'unico dell'album co-composto e prodotto da Dardust. Come mai vi siete affidati a lui per questa canzone?

Dario: All'inizio quando abbiamo capito che tipo di scrittura avevamo portato avanti abbiamo pensato alla possibilità di coinvolgere più produttori. L'idea folle iniziale era addirittura di avere ogni brano prodotto da un produttore diverso. Poi alla fine le cose sono cambiate ma ci sono comunque diverse mani: Dardust per "Amare", "Che sarà" è prodotta da Fabio Gargiulo e il resto da noi.

Veronica: Il disco si porta dietro moltissime contaminazioni. Quindi anche se non è stato prodotto da persone diverse ci sono molti artisti che hanno prestato la loro creatività alle canzoni.

La prima cosa che colpisce è la varietà del disco.

Dario: Quando scriviamo ci piace quasi fornire delle scene alle canzoni. Per ogni testo che scriviamo dobbiamo costruire scene musicali che hanno bisogno di atmosfere diverse. Tutto "My Mamma" è stato scritto in un periodo relativamente breve. Quando, dopo l'ennesimo rinvio, abbiamo capito che il tour non si sarebbe fatto ci siamo lanciati sulla scrittura del disco e abbiamo fatto tutto nell'arco di nove mesi. E' stata una sorta di gestazione.

Contaminazione è la parola d'ordine?

D: Ci piace non aver freni. Se ci va di chiedere a un'amica che suona la chitarra barocca di mettere un suo intervento in un pezzo dove c'è una linea techno lo facciamo. Ci piace questo modo di schiaffeggiare l'ascoltatore.

© Ufficio stampa

Anche la copertina è un bello schiaffo, con la rielaborazione di uno dei quadri più scandalosi della storia dell'arte, "L'origine del mondo" di Gustave Courbet. Come è nata l'idea?

Veronica: Ci siamo affidati a Manuela Di Pisa, un'artista palermitana con cui collaboriamo da moltissimo tempo. La copertina è stata partorita al termine di un lungo processo di ricerca iniziato che ha ascoltato il disco. Ci ha presentato varie proposte che in qualche modo evocavano i vari temi delle canzoni. Tra queste immagini c'era anche "L'origine del mondo in una sua rilettura un po' psichedelica. Come se quella parte genitale fosse uno stargate forse un altro mondo, un universo che ha voglia di uscire e manifestarsi. Di sicuro "L'origine del mondo" è un quadro controverso ma anche estremamente attuale. Gli interrogativi che ci stanno dietro sono quelli che portano i temi della femminilità, del linguaggio pop, hanno a che fare con la lotta femminista. E' una cover che in qualche modo rappresenta l'attitudine che portiamo sul palcoscenico e nella nostra musica. 

In genere quando si usa tanto l'elettronica c'è il rischio di una certa freddezza. Mentre la vostra caratteristica è di unire quei suoni a una carnalità fortissima, come se metteste insieme fuoco e ghiaccio.

D: Siamo abituati a sentire i synth come una parte algida. In realtà noi usiamo solo sintetizzatori analogici e non so se questo fa parte del risultato che si ottiene. Ma poi c'è il fatto di mischiarlo insieme a strumenti acustici legati alla nostra tradizione mediterranea, come mandolini. C'è sempre stato questo melting pot musicale.

In diversi pezzi si parla di terra, di futuro e di ciò che ci è stato lasciato dalle generazioni precedenti. Quanto ha influito il periodo che abbiamo passato?

Veronica: Credo che quello che abbiamo vissuto riecheggi in tutto il disco ma allo stesso tempo ne è sganciato. Per esempio "Sarà", questa filastrocca che racconta di questa terra che sta per crollare, di questo veleno che si muove per le strade, è stata scritta prima. Per questo mi viene da pensare che l'artista abbia anche questo ruolo da veggente, che sa subodorare il futuro.

Dario: Poi certi temi come l'ambientalismo ci sono sempre stati cari. Tornando alla copertina, quando Manuela ha inserito quell'universo dentro la vagina ci ha dato modo di capire quanto universo ci fosse dentro al disco, che all'inizio non avevamo notato nemmeno noi.  

POTREBBE INTERESSARTI: