Papa Francesco in Iraq: "Qui le donne sono più forti di soprusi e ferite, siano rispettate e tutelate. E il terrorismo non ha l'ultima parola"
Il pontefice saluta l'Iraq: "Rimarrà sempre nel mio cuore". Nell'ex roccaforte Isis: "Paese colpito da una tempesta disumana". A Mosul prega per le vittime della guerra e a Erbil dice: "Qui la Chiesa è viva"
Nel corso della sua visita in Iraq, Papa Francesco è arrivato a Mosul, ex roccaforte dell'Isis, dove ha guidato la preghiera per le vittime della guerra e del terrorismo a Hosh al-Bieaa, Piazza delle Chiese. "Riaffermiamo la nostra convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio". Poi da Qaraqosh: "Grazie di cuore a tutte le madri e le donne di questo Paese, donne coraggiose che continuano a donare vita nonostante i soprusi e le ferite".
A Mosul - "Questa convinzione - ha proseguito il Papa - parla con voce più eloquente di quella dell`odio e della violenza; e mai potrà essere soffocata nel sangue versato da coloro che pervertono il nome di Dio percorrendo strade di distruzione. Oggi eleviamo le nostre voci in preghiera a Dio Onnipotente per tutte le vittime della guerra e dei conflitti armati. Qui a Mosul le tragiche conseguenze della guerra e delle ostilità sono fin troppo evidenti. Com'è crudele che questo Paese, culla di civiltà, sia stato colpito da una tempesta così disumana, con antichi luoghi di culto distrutti e migliaia e migliaia di persone - musulmani, cristiani, yazidi - che sono stati annientati crudelmente per il terrorismo e altri sfollati con la forza o uccisi".
Persecuzioni contro i cristiani - Il Papa ha poi incontra a Qaraqosh la comunità cristiana che nel 2014 fu scacciata via dall'Isis. Bergoglio ha quindi ricordato anche le persecuzioni contro i cristiani: "Il tragico ridursi dei discepoli di Cristo, qui e in tutto il Medio Oriente, è un danno incalcolabile non solo per le persone e le comunità interessate, ma per la stessa società che si lasciano alle spalle", ha detto il Papa. "Un tessuto culturale e religioso così ricco di diversità è indebolito dalla perdita di uno qualsiasi dei suoi membri, per quanto piccolo. Come in uno dei vostri tappeti artistici, un piccolo filo strappato può danneggiare l'insieme".
"Non smettete di sognare" - "Sicuramente ci sono momenti in cui la fede può vacillare, quando sembra che Dio non veda e non agisca. Questo per voi era vero nei giorni più bui della guerra, ed è vero anche in questi giorni di crisi sanitaria globale e di grande insicurezza. In questi momenti, ricordate che Gesù è al vostro fianco. Non smettete di sognare! Non arrendetevi, non perdete la speranza!", ha ribadito il pontefice.
"L'ultima parola non spetta al terrorismo" - "Con grande tristezza, ci guardiamo attorno e vediamo altri segni, i segni del potere distruttivo della violenza, dell'odio e della guerra. Quante cose sono state distrutte! E quanto dev'essere ricostruito! Questo nostro incontro dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l'ultima parola. L'ultima parola appartiene a Dio", "anche in mezzo alle devastazioni del terrorismo e della guerra, possiamo vedere, con gli occhi della fede, il trionfo della vita sulla morte", ha detto il papa a Qaraqosh.
Il messaggio alle donne e per le donne - Il messaggio più potente poi, papa Francesco lo ha rivolto alle donne: "Le madri consolano, confortano, danno vita. E vorrei dire grazie di cuore a tutte le madri e le donne di questo Paese, donne coraggiose che continuano a donare vita nonostante i soprusi e le ferite. Che le donne siano rispettate e tutelate! Che vengano loro date attenzione e opportunità", ha detto.
A Erbil: "La Chiesa in Iraq è viva" - Il Santo Padre ha chiuso il suo viaggio celebrando una messa nello stadio di Erbil, nel Kurdistan iracheno, dicendo: "La Chiesa in Iraq, con la grazia di Dio, ha fatto e sta facendo molto per proclamare questa meravigliosa sapienza della croce diffondendo la misericordia e il perdono di Cristo, specialmente verso i più bisognosi. Anche in mezzo a grande povertà e difficoltà, molti di voi hanno generosamente offerto aiuto concreto e solidarietà ai poveri e ai sofferenti".
"L'Iraq rimarrà sempre nel mio cuore" - Prima di salutare il Paese, Francesco ha detto: "L'Iraq rimarrà sempre con me, nel mio cuore. Chiedo a tutti voi di lavorare insieme in unità per un futuro di pace e prosperità che non lasci indietro nessuno e non discrimini nessuno. Prego che i membri delle varie comunità religiose, insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, cooperino per stringere legami di fraternità e solidarietà al servizio del bene comune e della pace. Salam, salam, salam! Shukràn (grazie), Dio vi benedica. Dio benedica l'Iraq. Allah ma'akumi (Dio sia con voi)".