A una prima lettura, quella più comune, “At This Stage” significa “A questo punto”. E’ una riflessione su questo momento - dove siamo e dove vogliamo andare - in un periodo che ha costretto tutto noi a riflettere e a tornare alle basi, all’essenza. Proprio per questo motivo, Gilberto Calzolari ha voluto concentrarsi sul suo DNA, riscrivendo il suo alfabeto colorato e vibrante all’insegna della sostenibilità e di una ritrovata femminilità: una collezione confortevole e giocosa che, senza rinunciare all’eleganza, rivelasse una disinvoltura sensuale nell’assemblare i vari capi.
E' un continuo gioco di contrasti: la sobrietà incontra l'eccentricità, rigore e scatti di follia, un po’ come sono le nostre vite in questo periodo. E' un romanticismo malinconico verso ciò che non sarà più, ma anche una sensazione di ribellione e di energia, di voglia di reagire e di fare, verso un futuro libero da tutte le costrizioni del momento.
Per questo, nei capi della collezione, la nostalgia dei volumi e l’eleganza delle stampe retro è rivisitata con uno stile eccentrico e contemporaneo che da sempre contraddistingue il marchio, in uno slancio positivo ed energico, il tutto, naturalmente, all’insegna della sostenibilità, oggi, più che mai, fondamentale.
A livello cromatico, da un lato troviamo l’austerità di colori naturali e tenui come il beige delle lane maschili ECO in lana riciclata e antibatterica; il grigio e il granato nei capi upcycled in fake-astrakan; o ancora il bianco, il granato e il beige nei top di maglia a collo alto, come nell’abito chemisier e nei trench rigorosi, abbinati a stivaletti e tronchetti dai toni naturali, con tomaia in plastica riciclata; ma dall’altro non mancano i colori forti e vibranti che accendono abiti e giacche con i rossi, i gialli, e le stampe multicolor.
A livello di linee, l’estrema pulizia e rigore delle forme è ammorbidita da dettagli iper-femminili: dalle scollature a “V” degli abiti leggeri col fiocco, o a fazzoletto, alle gonne svasate a campana con profondi spacchi laterali o a pieghe aperte a taglio vivo, nella sontuosa stola di eco-fur gialla e nei guanti al gomito in lana fatti a mano ai ferri. Per non parlare dei numerosi dettagli d’ispirazione orientale come il kimono in vinile upcyled portato come un capo sportswear, o le alte cinture obi che definiscono il punto vita. Così come morbido e rigido giocano tra loro in combinazioni inedite nel gilet in eco-pelliccia dai toni beige d’ispirazione himalayana abbinato ad un pantalone dal rigore militare.
Altro elemento marcatamente presente nella collezione sono le geometrie a quadri: dal check rosso del maxi cappotto "plaid” avvolgente in lana ECO e della gonna giallo zafferano, all’abito impalpabile stampato a griglia su chiffon crépon certificato GOTS, alla stampa quadri di sapore vintage anni ’60 per l’abito con tasche coulisse, ai grafismi dell’abito e della gonna trapuntata con imbottitura eco Thermore. Per culminare, infine, negli abiti “Pantone” che chiudono la collezione, realizzati con i cosiddetti Atlanti, prove di stampa ink-jet (senza sprechi d’acqua) create dagli stampatori per “settare" le macchine ogni volta che hanno bisogno di testare il colore su un determinato tessuto, per poi essere gettate via. Così, una prova di stampa diventa un vero e proprio motivo decorativo stampato, in un brillante esempio creativo di recupero degli sprechi all’insegna della moda circolare.
Ecco, quindi, in essenza, il cuore di questa nuova collezione: un cuore come sempre “green” racchiuso nella contrapposizione tra monocromo e multicolors, tagli spigolosi e materiali morbidi e caldi, austerità maschile e desiderio di femminilità, in una rappresentazione di una vulnerabilità umana che ha sorpreso tutto il mondo.