F for Fake

Bufale e fake news ai tempi del Covid, istruzioni per l'uso

Tra gli accorgimenti introdotti dall'Ue una pagina web interamente dedicata a tutto quello che c'è da sapere su vaccini e coronavirus

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Le informazioni false sul coronavirus sono tantissime. E spesso creano problemi e danni non da poco. Come si riconosce la disinformazione e che cosa si può fare per aiutare a fermarla? L'Ue è corsa ai ripari fin da subito, fornendo linee guida e cercando di ripristinare la verità dei fatti. Vediamo come…

Maledetta primavera (2020) - Chi non riusciva a guardare più con gli stessi occhi il proprio cane (si leggeva di animali da compagnia quali possibili veicoli del virus e pericolosissimi untori), chi avrebbe ipotecato casa per qualche goccia di "acqua santa" (leggi Amuchina, ricordate i manuali di istruzione su come comporla a casa?), chi ha iniziato, elmetto e mouse alla mano, una crociata ossessiva contro il 5G (ritenuto, in molti articoli, una tecnologia diabolica direttamente collegata alla pandemia), in buona compagnia degli immancabili teorizzatori dell'intrigo internazionale.

Informazione in tilt? -  Ebbene sì. E senza contare il catalogo di bufale variamente assortite su vaccini et similia che elettrizzano la primavera 2021. La sintesi migliore l'ha fatta l'OMS, a marzo affermando (a proposito di fake news) che "si stanno diffondendo più velocemente del virus". E che la pandemia sta diventando "un’infodemia di proporzioni planetarie".

Come reagire? - Che tipo di precauzioni prendere contro la valanga di bombe mediatiche? La Ue non se l'è fatto dire due volte, creando una pagina Internet che contiene vita, morte e miracoli della risposta europea al Covid-19. Fornendo dunque un'informativa attenta e scrupolosa sulla pandemia tout court, fissando paletti, ristabilendo confini (tra vero e falso) e ripristinando solo e soltanto i "fatti".

Per porre fine a pratiche sleali a danno degli utenti meno avveduti, la Ue ha poi organizzato e organizza regolarmente numerose videoconferenze per discutere sulla disinformazione e condividere metodi per informare la popolazione sui rischi creati dalle "fake news" e sui danni che comportano. Basti pensare al peso specifico che può avere un tweet (efficace quanto si vuole sul piano della comunicazione, ma spesso totalmente privo di coordinate scientifiche e conoscenze mediche approfondite), tanto da offuscare e mettere in secondo piano il responso ponderato e competente di un addetto ai lavori.

Perché? - Domanda da un milione di dollari. La risposta non c’è. O meglio, non ce n'è una sola. C’è chi mette in giro certe notizie e/o informazioni per trarne in qualche modo profitto, magari attirando lettori, clic e pubblicità. E c’è chi invece lo fa in buona fede, convinto di stare dalla parte giusta, quella della ragione. Senza contare che, secondo una relazione del gruppo speciale Ue contro la disinformazione, molte informazioni fasulle sono state fatte girare da alcune forze politiche facenti capo ad altri Paesi. Scopo ultimo: indebolire l'Ue. E creare stravolgimenti politici.

Come riconoscere le fake news - A volte saltano subito all'occhio, altre volte ancora sono fabbricate in modo così astuto e credibile da trarre in inganno anche l'internauta più smaliziato. Per essere sicuri di non diffondere informazioni false, è necessario prestare attenzione quando si condividono notizie che suscitano reazioni forti o che sembrano troppo belle o brutte per essere vere. Una prima facile verifica consiste nel controllare online se altre piattaforme riportano la stessa informazione. L'Ue ha messo a disposizione di tutti una piccola, importante legenda in pdf che vi farà da bussola nel districarvi in mezzo al coacervo di news sganciate ogni giorno sul vostro quotidiano.

Che cosa si può fare se qualcuno diffonde informazioni false? - E' possibile segnalare la presenza di informazioni false sui social media su cui sono presenti. Molte società di social media si sono impegnate per lottare contro le notizie false sul coronavirus. Si può anche parlare con chi condivide notizie false: probabilmente non lo hanno fatto in modo intenzionale. Secondo i ricercatori il metodo migliore per convincere le persone che credono alle teorie del complotto è mostrare empatia, appellarsi al ragionamento critico della persona e evitare di ridicolizzarla.