A un anno dall'inizio della pandemia si torna ancora a parlare di una chiusura generalizzata delle scuole, di ogni ordine e grado, perlomeno nelle zone col rischio contagio più alto. Per gli istituti superiori non è una novità, per gli alunni di elementari e medie rappresenterebbe un passo indietro. Questi ultimi, infatti, tranne nelle situazioni più complesse hanno continuato con la didattica in presenza (se non tutti la maggior parte). In teoria. Perché anche nell'anno scolastico 2020/2021 gli studenti italiani hanno perso tantissimi giorni di scuola ‘dal vivo’. A tutti i livelli. Come sottolinea l’analisi effettuata da Skuola.net di un report diffuso da Save The Children, che ha mostrato il peso della Didattica a distanza in 8 tra i principali capoluoghi di provincia (tra settembre 2020 e febbraio 2021). Dipingendo un quadro che, a sorpresa, non sempre corrisponde alla mappa del contagio. A frenare le riaperture, specie nel caso dei più piccoli, soprattutto le decisioni prese a livello locale e meno i 'colori' assegnati dal ministero della Salute, che hanno inciso quasi esclusivamente sugli alunni più grandi.
Al Sud anche elementari e medie spesso penalizzate
Dallo studio, infatti, emerge come in parecchi contesti – soprattutto al Sud – i ragazzi si siano trovati a frequentare i loro istituti scolastici anche per molto meno della metà dei giorni teoricamente previsti. Quasi per niente alle superiori. Emblematico, ad esempio, il caso di Bari dove su 107 giorni (ipotetici) di scuola in presenza, in licei, istituti tecnici e professionali ne sono stati fatti in media 30,5; meno di un terzo. Non troppo meglio è andata ai più piccoli: nella scuola dell'infanzia, alle elementari e alle medie la Dad è stata protagonista di oltre 1 giorno di lezione su 2 previsto dal calendario (solo 48 su 107 le giornate svolte in presenza).
C'è chi ha fatto meno di trenta giorni in presenza
Discorso simile si può fare per Napoli: qui gli studenti delle superiori hanno visto la propria classe solamente 27 giorni (sui 97 teorici concessi dal calendario scolastico). Leggermente meglio è andata ai ragazzi della secondaria inferiore (42 giorni, comunque meno della metà) e della primaria (53,6 giorni). Solo nella scuola dell'infanzia si sono limitati i danni (70 giorni in presenza su 97). A Reggio Calabria, invece, se si scorporano le scuole superiori (35,5 giorni in presenza su 97 possibili) gli altri hanno potuto assaporare le aule per la maggior parte del tempo: 60,8 giorni alle medie, 79 alla primaria, 86 per l'infanzia). Ancora meglio a Palermo: su 107 giorni con le scuole teoricamente aperte, le superiori ne hanno sfruttate in media ben 61,5 (uno dei dati più alti a livello nazionale) e quasi tutti negli altri livelli (95,5 alle medie, 99 alle elementari, 103 nella scuola dell'infanzia).
Al Nord problema circoscritto alle superiori
Con le dovute proporzioni, risultati di tutto rispetto sono stati raggiunti in Lombardia, tra le regioni più colpite dalle chiusure. Qui, quando è stato possibile, gli studenti in media sono riusciti ad andare in classe quasi sempre: 107 giorni su 112 alla primaria, 100,7 su 112 alla secondaria inferiore; non male neanche le superiori con 61,9 giorni (sempre sui 107 possibili). Lo stesso è avvenuto in un altro territorio critico come il Piemonte: su 104 giorni di scuola in presenza a disposizione, i bambini degli asili e delle elementari li hanno effettivamente svolti in classe tutti quanti; quelli delle medie 79,5. Le superiori? Hanno sfruttato circa la metà di quelle giornate (54,1 su 104). Più o meno uguale il quadro a Firenze: 106 giorni di scuola ipoteticamente senza bisogno della Dad, tutti coperti da scuole dell'infanzia e primarie, quasi tutti dalle medie (95,5), circa i tre quarti dalle superiori (75,1).
Tra le grandi città è Roma ad aver risentito meno delle chiusure
Ma la città dal rendimento migliore, sinora, è stata un'altra. Si tratta di Roma, dove su 108 giorni scuola teoricamente in presenza ne sono stati concretizzati ben 80,6 da licei, tecnici e professionali e tutti quanti (108) da infanzia, elementari e medie. Numeri, questi, di tutto rispetto, inseriti però in un contesto non proprio esaltante. Anche il 2020/2021 è stato caratterizzato da un ampio ricorso alla Didattica a distanza. E siamo ancora poco oltre il giro di boa dell'anno scolastico. Con le prossime settimane che, viste le pressioni fatte da Regioni e Comitato Tecnico Scientifico sul Governo, lasciano intravedere ulteriori restrizioni.
La pandemia ha lasciato tanti senza istruzione
Lo studio di Save The Children, però, ha fatto anche un primo bilancio dei 'danni' prodotti dalla pandemia agli studenti in tutto il mondo. A livello globale si stima che, dallo scoppio dell’emergenza, bambini e adolescenti abbiano perso in media 74 giorni di istruzione ciascuno, più di un terzo dell’anno scolastico medio di 190 giorni, che si traducono i 112 miliardi di giorni di istruzione totali, con le zone più povere a essere colpite in modo sproporzionato. Basta fare un confronto tra alcune aree: in America Latina, nei Caraibi e in Asia meridionale, ad esempio, i minori hanno trascorso 110 giorni senza alcuna istruzione; in Medio Oriente 80 giorni; nell'Africa subsahariana 69; nell'Asia orientale e nel Pacifico 47; in Europa e nell'Asia centrale 45 giorni, in Europa occidentale 'solo' 38.