Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha "autorizzato" un'operazione per "catturare o uccidere" il giornalista dissidente Jamal Khashoggi nell'ottobre del 2018. Lo afferma un rapporto dell'intelligence statunitense diffuso dall'amministrazione Biden dopo averlo declassificato. Secondo il dossier, bin Salman vedeva il reporter come "una minaccia al regno" e sostenne ampiamente "l'uso della violenza se necessario" per metterlo a tacere.
È arrivata dunque la conclusione dell'atteso rapporto dell'intelligence Usa, declassificato e pubblicato, sull'assassinio dell'opinionista del Washington Post che nell'ottobre 2018 fu torturato e fatto a pezzi da una squadra di agenti di Riyad nel consolato saudita a Istanbul. Un'operazione del genere, secondo il rapporto, non sarebbe stata possibile senza l'assenso del principe ereditario. Il dossier potrebbe far salire la pressione sull'amministrazione Biden, perché il regno risponda del brutale omicidio che scatenò condanne da tutto il mondo e, negli Usa, da tutti gli schieramenti politici.
"La nostra intenzione è ricalibrare il rapporto, ci sarà un rapporto diverso con il governo saudita", ha detto la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, poco dopo la diffusione delle quattro pagine. Biden deve bilanciare le critiche a Riyad con il fatto che la Casa Bianca considera il Paese un partner strategico. Intanto, il Tesoro ha annunciato sanzioni nei confronti di Ahmad Hassan Mohammed al Asiri, ex vice capo dell'intelligence generale saudita, e della Forza di intervento rapido, per gravi violazioni dei diritti umani. Niente sanzioni contro MBS. E il segretario di Stato, Antony Blinken, ha annunciato il "Khashoggi ban" contro chi persegue i dissidenti e, agendo in nome di un governo straniero, compie azioni gravi ed extraterritoriali. Settantasei persone sono state individuate come primi bersagli. A chi "prende di mira presunti dissidenti per conto di qualsiasi governo straniero non dovrebbe essere consentito di raggiungere il suolo americano", ha dichiarato Blinken.
MBS approvò l'assassinio, afferma il rapporto: "Dal 2017, il principe ereditario ha il controllo assoluto delle organizzazioni di sicurezza e intelligence del Regno, rendendo altamente improbabile che funzionari sauditi possano aver effettuato un'operazione di questa natura senza la sua autorizzazione". Anche perché, sottolinea l'intelligence Usa, MBS considerava Khashoggi "una minaccia, per il Regno e ha ampiamente sostenuto l'uso di misure violente, se necessario, per zittirlo". Vengono poi elencati 21 nomi di sauditi che avrebbero partecipato alla brutale operazione, mentre è specificato che non è chiaro se sapessero in anticipo che l'esito sarebbe stato l'assassinio, né quanto avessero pianificato di far del male al giornalista.
Il rapporto è arrivato il giorno dopo una telefonata tra Biden e il re Salman, riassunta sia dalla Casa Bianca sia dalla stampa di Riyad senza citare Khashoggi. Fatto che stride, a fianco delle affermazioni di Biden in campagna elettorale, quando disse che avrebbe reso l'Arabia Saudita una "reietta" a causa dell'omicidio. Da presidente, ha detto che avrebbe mantenuto le relazioni necessarie agli interessi degli Usa. Biden, intanto, ha ordinato lo stop al sostegno della campagna a guida saudita in Yemen e annunciato la fine della vendita di armi al regno. Nel frattempo, i resti di Jamal Khashoggi ancora non si trovano.
La macabra ricostruzione del suo omicidio nel consolato saudita parlava di una decina di agenti sauditi che parteciparono alle torture e all'uccisione, e del corpo fatto a pezzi con una sega. Una registrazione captò le urla del giornalista e frasi pronunciate dai presenti. Il principe ereditario saudita nel 2019 si assunse la "piena responsabilità", dato che l'assassinio era avvenuto sotto il suo controllo, ma negò di averlo ordinato. Le autorità imputarono invece a un gruppo di agenti fuori controllo la responsabilità e i tribunali sauditi l'anno scorso hanno comunicato di aver condannato otto cittadini sauditi al carcere, nessuno di loro identificato.