Buon vivere

Empatia: quel “sentire l’altro” che fa stare bene anche noi

Un sentimento di vicinanza e condivisione che rende migliore la vita di tutti e che si può imparare

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La parola deriva dal greco e, letteralmente significa “sentire dentro”: l’empatia è un’immedesimazione profonda nel punto di vista e nelle sensazioni di chi ci sta vicino tanto da metterci, come si suol dire, “nei suoi panni”. Questa capacità di stabilire una relazione emotiva con chi ci sta vicino ha la capacità di attivare nello stesso tempo un rapporto di scambio: fa stare bene, cioè, sia chi la riceve, che si sente compreso e supportato, ma anche chi la mette in atto; insegna a comunicare e a instaurare relazioni positive in tutti gli ambiti della vita. 

“NEI TUOI PANNI” CON LA MENTE E CON IL CUORE - L’empatia è dunque la capacità di comprendere gli altri, accogliendo e rispettando il loro punto di vista; essere empatici significa anche percepire le emozioni altrui ed essere capaci di trasmettere eventualmente un messaggio di risposta, anche di tipo emotivo, secondo modalità che l'altro riesca a comprendere e percepire. L’empatia però non è un semplice scambio di emozioni: appartiene innanzi tutto alla sfera cognitiva e solo successivamente a quella affettiva. La capacità di intuire il punto di vista, le emozioni e le azioni di un'altra persona sono aspetti cognitivi, che non implicano di per sé una condivisione emotiva: possiamo capire come si sente una persona, senza per questo provare particolari emozioni. Se invece, la comprensione ci porta a "sentire" quello prova l'altro, allora si entra nella sfera affettiva. Essere empatici non significa neppure confondere le sensazioni e le emozioni altrui con le proprie: le due sfere restano ben distinte e non viene mai meno la consapevolezza di dover fare a volte un passo indietro per non caricarsi troppo della sofferenza altrui.

IL GIOCO DEI NEURONI SPECCHIO – Fino a tempi recenti si è pensato che l’empatia fosse una predisposizione innata e che riguardasse soprattutto le donne. In realtà, negli ultimi anni si è scoperto che l’empatia ha una radice biologica, legata all’azione dei neuroni specchio. Si trovano in una certa area del cervello, per la precisione nella parte rostrale della corteccia ventrale premotoria e sono una scoperta tutta italiana: sono stati individuati infatti all’inizio degli anni Novanta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Parma guidati da Giacomo Rizzolatti.  I neuroni specchio si attivano soprattutto quando si verifica il movimento: osservando una persona compiere una certa azione, i nostri neuroni specchio si accendono come se a nostra volta stessimo compiendo quegli stessi movimenti, anche se restiamo fermi. Questo meccanismo neurofisiologico ci mette quindi in condizione di comprendere il significato delle azioni altrui e anche di imitarle. Dal punto di vista biologico, dunque, l'empatia si fonda sull'attivazione delle stesse strutture neuronali sia che siamo noi in prima persona a compiere un atto o proviamo un'emozione, sia quando la osserviamo in un’altra persona.  

PERCHÉ COLTIVARE L’EMPATIA – Noi tutti sappiamo quanto è più facile e confortante avere rapporti con un individuo empatico che con una persona anaffettiva. L’empatia può fare la differenza soprattutto nei momenti difficili, ad esempio quando abbiamo bisogno di cure mediche o ci troviamo in uno stato di sofferenza e di difficoltà: il supporto di un amico o di un professionista capace di immedesimarsi nella nostra situazione, senza lasciarsene troppo coinvolgere, è un aiuto fondamentale per trasmetterci sicurezza e farci affrontare al meglio la situazione. In ambiente professionale, instaurare un rapporto di comunicazione empatica è anche il modo più efficace per ottenere la fiducia e la collaborazione dei colleghi, per vedere riconosciuta la propria leadership e per arrivare più facilmente alla soluzione di un problema. 

NELLE RELAZIONI AFFETTIVE – L’empatia è alla base di tutte le relazioni affettive profonde, a cominciare dal rapporto di coppia, a quello che lega i figli ai genitori e gli allievi agli insegnanti. Essere empatici significa essere rispettosi e aperti agli altri e provare un interesse sincero nei loro confronti; vuol dire anche avere la capacità di comprendere e rispettare che l’altro abbia opinioni ed emozioni diverse dalle nostre. 

EMPATICI SI NASCE O SI DIVENTA? -   Sicuramente ci sono persone più inclini all’empatia rispetto ad altre, ma l’empatia si può certamente “allenare”. L’unica eccezione è rappresentata da quei soggetti affetti da alcuni particolari disturbi della personalità, in primo luogo l’autismo, che li porta ad essere anaffettivi o incapaci di esprimere le proprie emozioni e di riconoscerle negli altri. In tutti gli altri casi ci si può esercitare all’empatia, imparando a svilupparla. Ecco alcuni modi. 
-Ascolto attivo: mostriamoci interessati e prestiamo la massima attenzione non solo alle parole, ma a tutti gli aspetti della comunicazione con il nostro interlocutore, compresi quelli non verbali
- Impariamo a riconoscere e a gestire le emozioni a cominciare da noi stessi. Mantenere il controllo dei nostri d’animo (positivi o negativi) è il primo passo per metterci in sintonia con gli altri.
- Usiamo la massima delicatezza dell’entrare in contatto con il mondo emotivo di un altro, quasi in punta di piedi.
- Siamo curiosi e ampliamo le nostre conoscenze: aprirci a persone con cui non abbiamo nulla in comune ci aiuta a diventare più empatici.
- Convinciamoci del fatto che, aiutando gli altri, aiutiamo in realtà anche noi stessi.