Covid e crisi economica, le differenze tra Ue e Cina | Guarda la sesta puntata di "Fatti e Misfatti d'Europa"
L'approfondimento settimanale, realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo, è andato in onda martedì 23 febbraio. Ospiti del sesto appuntamento Carlo Corazza e Danilo Taino
L'Unione europea - così come tutto il mondo - deve fare i conti con l'emergenza sanitaria ma anche con quella economica innescata dalla pandemia di coronavirus. C'è un Paese, invece, che sembra rafforzare la propria crescita anche in tempo di Covid: è la Cina. Con un pil tornato positivo ormai da diversi mesi, il gigante asiatico, secondo le stime, diventerà la prima economia mondiale cinque anni prima del previsto, quindi nel 2028, scavalcando gli Stati Uniti. E l'Europa? Ne abbiamo parlato a "Fatti e Misfatti d'Europa", il programma di Tgcom24 realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo. Ospiti del sesto appuntamento, andato in onda martedì 23 febbraio, Carlo Corazza, capo ufficio del Parlamento europeo in Italia, e Danilo Taino, giornalista del Corriere della Sera.
Ue-Cina (e Stati Uniti) - Nel 2020, la Cina è diventata il principale partner commerciale dell'Ue aumentando importazioni ed esportazioni. Facendo un passo indietro, nel 2019, la Commissione europea aveva definito la Cina "un rivale sistemico che propone modelli di governance alternativi". Il presidente francese Macron, sempre nel 2019, aveva detto che "l'epoca dell’ingenuità europea nei confronti della Cina è finita. Da diversi anni abbiamo un approccio in ordine sparso e la Cina sfrutta le nostre divisioni". Riassunto: solo l'Europa unita può sperare di contrastarla. Un anno dopo queste affermazioni il Covid ha invaso l'Europa portandosi dietro il lockdown e la crisi economica.
La Cina è l'unica tra le grandi potenze a vedere un segno positivo del pil: +2,3%. Gli Stati Uniti, prima economia al mondo, cederanno invece il 3,5%. L'Europa al momento mostra una relativa debolezza e le cause sono principalmente due: necessità di lockdown più severi e più lunghi e una lenta campagna di vaccinazione. Questo ha portato il pil della zona euro a un calo del 6,7%. L'elezione di Biden non sembra aver allontanato l'ipotesi di un prossimo conflitto economico tra Usa e Cina e l'Europa avrà davanti una grande sfida: rafforzare la resilienza, la coercizione economica proveniente dai due Paesi ma anche contrastare gli effetti collaterali della loro rivalità.
Alla luce di questi dati, la Cina per l’Europa è un competitor o un partner commerciale? "Entrambe - spiega Corazza - Tuttavia, non c'è reciprocità e ci sono tutta una serie di problemi tra cui sussidi, aiuti di Stato, il controllo da parte del partito e quindi dello Stato di buona parte dell’economia, il furto della proprietà intellettuale, la non tutela dei copyright e via dicendo. L'accordo sugli investimenti siglato, e che dovrà essere ratificato dal Parlamento europeo, risolve in parte alcuni problemi, ma è chiaro che la sfida con la Cina - insieme ai cambiamenti climatici e chiaramente all’uscita dalla pandemia - è assolutamente in primo piano per l’Ue. Un’Ue che adesso deve difendere con le unghie e con i denti i suoi lavoratori e le sue imprese e non può più essere ingenua".
"C'è una rivalità strategica non solo tra Cina e Europa, ma anche tra Cina e Stati Uniti. In generale, tra Cina e Occidente perché sono due modelli completamente diversi dal punto di vista ideale e del funzionamento. Noi occidentali siamo di fronte alla necessità di accomodare la Cina nell’economia globale ma di trovare un accordo che le faccia rispettare le nostre posizioni, che sono quelle del mercato libero, della democrazia, dell'intervento di Stato molto limitato e che lascia spazio all’iniziativa privata. Questi sono i problemi principali. La Cina è un Paese che tende e tenderebbe a esportare però il suo modello in altri Paesi attraverso diverse strategie".
Accordo sugli investimenti Ue-Cina - Dopo anni di negoziati, il 30 dicembre 2020 Cina e Unione europea hanno raggiunto il Comprehensive Agreement on Investment (Cai), un accordo politico bilaterale che va ad agevolare tutti gli investimenti stranieri a Pechino. Non solo. Un'altra caratteristica di questo accordo è che punta a garantire la trasparenza da parte degli enti governativi cinesi in tema di erogazioni di sussidi pubblici a favore delle sue imprese locali.
"Penso che l’accordo vada nella giusta direzione, però c’è ancora tanto lavoro da fare”, dichiara Corazza. "La Cina - spiega invece Taino - non rispetta tutta una serie di regole del commercio internazionale e degli investimenti delle imprese. Ci sono sicuramente problemi legati alla proprietà intellettuale, agli aiuti di Stato che il governo cinese dà alle sue imprese non solo all’interno ma anche per espandersi all'estero, ci sono limitazioni allo stabilimento delle multinazionali e delle imprese internazionali in Cina, ci sono trattamenti diversi per quel che riguarda il sistema giudiziario. Ci sono dei problemi di intervento dello Stato direttamente sull’economia e sulle imprese che operano in Cina. Quindi non c'è una posizione cinese favorevole al rispetto delle regole e delle libertà di mercato, se non quando Xi Jinping va a parlarne a Davos. Francamente, l’accordo sugli investimenti non mi pare granché, non mi pare abbia grossi contenuti. Secondo me è stato un errore anche dal punto di vista politico".
Posizione dei Paesi europei nei confronti della Cina - Quale è il peso degli scambi commerciali tra Cina e Paesi Ue? Per quanto riguarda la classifica in materia di importazioni dalla Cina, in vetta troviamo i Paesi Bassi, segue la Germania, mentre l'Italia è terza. Passando dall'import all'export la graduatoria si ribalta: l'Italia esce dalla top 3 e passa al quarto posto, mentre al primo si piazza la Germania, che in questi anni è stato il principale partner commerciale tra i 27 della Cina.
"L'unità europea è l'unica via per ottenere dei risultati con la Cina, in materia ambientale, così come in materia di diritti umani. Se cadiamo nella logica dei rapporti bilaterali è chiaro che otterremo molto poco. Invece l’unità europea ci può aiutare, ad esempio, a spingere la Cina verso una transizione ecologica più rapida di quella che ha iniziato e anche a difenderci dal dumping ambientale. Sottolineo che finalmente l’Europa si è dotata di una politica industriale. Il Green Deal e i 500 miliardi che verranno investiti dal bilancio europeo del Next Generation Eu nei prossimi 7-8 anni sono una politica industriale, un modo per recuperare una leadership nelle tecnologie verdi, aiutare l’economia circolare e diventare più competitivi. La vera sfida con Cina e Stati Uniti si gioca sulle tecnologie verdi”, conclude Corazza.
"In Europa non sono tantissimi i governi che non credono in una collocazione atlantica. Sarebbe contro gli interessi dei 27. Anche se ci sono delle differenziazioni. E' vero che nel 2020 la Cina è diventata il primo partner commerciale dell’Europa. Però, se guardiamo i dati precedenti alla crisi pandemica, notiamo che primi sono gli Stati Uniti e seconda la Gran Bretagna. Quindi, immagino che una volta tornati a una situazione simile a quella precedente dal punto di vista economico si ribilancierà un po' la situazione", conclude Taino.